88 I numeri UNO - 2024 Ottenuto il diploma ho cercato un posto di lavoro, ma non trovandone uno che mi valorizzasse per le competenze che avevo, con l’aiuto di mio padre abbiamo avviato un’attività in proprio. Ricordo che tutto partì con l’acquisto di un tornio da tavolo e poi di una fresatrice, naturalmente d’occasione. Nello spazio della cantina abbiamo creato il nostro laboratorio specializzato, diciamo così, in meccanica fine. Devo confessare che io, in modo particolare al tornio, ero piuttosto bravo e il mio lavoro era apprezzato dai clienti, sorpresi che un ragazzo potesse avere una perizia che neanche un operaio esperto poteva vantare. Grazie al passaparola, abbiamo iniziato a lavorare per conto terzi, anche per ditte di una certa grandezza. Come detto però, erano tempi duri e non era facile acquisire incarichi duraturi. Ho deciso di tentare di trovare lavoro in una di quelle ditte che dicevano di apprezzare le mie capacità. Sono andato all’Alfa Romeo, che non era distante da casa, ma a causa del rapporto con i capi che non era dei migliori, dopo tre mesi ho lasciato. Ho trovato un altro impiego, questa volta a Tradate e ho deciso di accettarlo. Lì era stato appena aperto un nuovo reparto e fui assegnato all’ufficio tecnico, dove mi occupavo della realizzazione di disegni tecnici per componenti che sarebbero poi stati assemblati nei contachilometri. Ero soddisfatto del lavoro e lo erano anche i miei capi. Nel frattempo mio padre, che non aveva mai abbandonato la passione per i meccanismi degli orologi, lasciata l’attività in proprio aveva iniziato a lavorare per una ditta Svizzera, mantenendo però la residenza a Milano. Ad un certo punto, superando il disagio del pendolarismo, si è presentata l’opportunità di risiedere almeno durante la settimana in Svizzera. Con mio padre, che avevo deciso di seguire nel lavoro, troviamo dapprima una camera a Massagno. Una volta creatasi i presupposti di un lavoro fisso ci siamo trasferiti con tutta la famiglia. Avevo più o meno 20 anni, ricordo il trasloco, con quei pochi mobili che rappresentavano tutto il nostro patrimonio. La nostra prima residenza, appena sopra Viganello, era una casa di vacanza di proprietà di una famiglia di tedeschi, di Colonia. A me e mio fratello, più giovane di me di 4 anni, sembrava di essere in paradiso. Abitavamo al piano terra, con tutto il giardino attorno. C’era anche una piccola piscina, che oggi farebbe sorridere tanto era piccola. A noi sembrava di godere del lusso più sfrenato. Il principio fu un tornio da tavolo
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