82 I numeri UNO - 2024 Per me la Svizzera rappresenta il paese che, adottandomi, mi ha aperto tantissime possibilità. Insomma, mi piace pensare che l’Italia mi ha dato le ali, ma la Svizzera mi ha fatto volare, mi ha fatto crescere professionalmente. Nonostante quello che ho appena affermato sulle difficoltà, a me come donna ha offerto grandi opportunità. Ormai, è quasi di più il tempo che ho vissuto in Svizzera, rispetto a quello che quello che ho trascorso fuori dalla Svizzera, quindi, mi sento parte del mio Paese d’adozione. Perché non mi sento uno straniero. Certamente, in Ticino è più facile perché la lingua è comune. D’altronde, ho anche fatto uno sforzo per integrarmi, per partecipare alla vita locale. Non essendo nata qui, alle volte mi rendo conto che mi manca un po’ la conoscenza della storia; quella che apprendi passivamente, anche solo sentendo parlare i genitori. È un gap che io cerco di riempire leggendo o magari anche parlando con i ticinesi doc. Io ho cercato veramente di essere parte di questa società, ho fatto uno sforzo per inserirmi, pur essendo arrivata convinta che la Svizzera sarebbe stata solamente una tappa del mio percorso. Ne ero così convinta che, arrivata dal Belgio con la mia Peugeot 106, con targhe naturalmente belghe, non ho minimante pensato di doverle cambiare. Non fosse però che una volta arrivata in Ticino, mi è stato fatto notare che una cosa del genere era inammissibile, e che, anzi, per avere la targa Svizzera avrei anche dovuto rifare gli esami per la patente. Una cosa che volevo assolutamente evitare, anche se l’autorità locale rigorosamente sosteneva che altra soluzione non c’era. Visto che arrivavo dal Canton Zurigo, decisi di condurre una piccola indagine e chiedere a loro una soluzione alternativa. E proprio a Zurigo mi dissero che, se dimostravo di aver guidato negli ultimi 4 anni un’auto con targhe svizzere, avrei potuto evitare di (ri)fare gli esami. Il mio compagno, tedesco, ma zurighese di adozione, possedeva una bellissima Dodge Stratus, che aveva portato con sé dalla California, aveva targa del Canton Zurigo e quindi, lo pregai di inviare una bella lettera in cui testimoniava che io avevo usato la sua auto regolarmente. Fortunatamente la cosa andò a buon fine: non ho dovuto fare gli esami e ho ottenuto la patente e le targhe svizzere. Insomma, potrebbe essere che un po’ di inventiva italiana mi è rimasta. L’Italia è il Paese dei miei genitori. Il Paese che mi ha mi ha dato le basi, le fondamenta su cui poggia solidamente tutto quello che ho fatto. Sarò sempre riconoscente all’Italia e ai miei genitori di avermi dato una educazione di base molto solida. È il Paese dove torno sempre volentieri, ma dove non penso che tornerei a vivere. Ne riconosco i tanti pregi, l’estro, la creatività, ma l’Italia mi è rimasta … stretta. Se ripenso a Maria Grazia bambina, mi accorgo che non ho più coltivato le mie passioni di allora come la pittura e la scrittura. La passione è rimasta, ancora mi capita di disegnare e di scrivere, ma è più un modo per liberare la mente, nel senso di lasciarla libera di vagare. Professionalmente scrivo molto: soprattutto rapporti o articoli scientifici. Mi diletto a scrivere alcune news su eventi che mi stanno particolarmente a cuore. Per non adagiarmi su quanto imparato fino ad ora, ho anche ottenuto un certificato in comunicazione scientifica e tecnica presso l’Università della California San Diego. Non ero fisicamente a San Diego, ma seguivo i corsi online Il Paese che mi ha adottato… e quello che mi va un po’ stretto
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