80 I numeri UNO - 2024 L’unico rimpianto è forse quello di non essere mai andata a fare un’esperienza professionale negli Stati Uniti. Sono andata e vado spesso anche per lavoro, ma sempre per qualche settimana e al massimo un mese. È pur vero che gli Stati Uniti sono sempre là e, chissà, magari in futuro sarà possibile pensare ad un anno sabbatico. Pensandoci bene, pur di natura diversa, ce n’è anche un altro di rimpianto: dover constatare che il mio ambito professionale è ancora fortemente connotato al maschile. Non dico che siamo ai tempi di Marie Curie, assolutamente no, ma devo purtroppo ammettere che non è facile per una donna fare carriera nel mondo scientifico. Io, come detto, non l’ho cercata, mi ci hanno coinvolta per la mia capacità di fare quanto necessario e di investire tempo con entusiasmo e determinazione. Sono una che: se c’è da fa fare, fa. Non ho mai sgomitato, anche se talvolta, forse ne sarebbe valsa la pena. Si è soliti affermare che in ambito scientifico non esistono pregiudizi di genere. In realtà non è così. Una cosa è certa, più in alto vai e più devi dimostrare, in quanto donna, di essere all’altezza dell’incarico e del ruolo che ricopri. Una dimostrazione questa che non viene richiesta ai colleghi maschi. Probabilmente è anche colpa nostra, per via di una sorta di remora psicologica, direi atavica, culturale. Di cui non ci siamo ancora liberate, che ci portiamo dietro e che ci induce a dover dar prova delle nostre capacità, che siamo lì, in quel posto, perché ce lo meritiamo, perché ne abbiamo le competenze e non per altre ragioni. Insomma, per noi donne gli esami non finiscono mai. Credo sia sintomatico rilevare che al Centro, a livello di management tecnico scientifico, io sono l’unica donna e, in generale, quelle che hanno un ruolo tecnico sono 9. Tutte le altre svolgono un lavoro amministrativo. E dire che le statistiche ci dicono che sempre più donne seguono una formazione scientifica. In Italia, sono le donne rappresentano il 40% di chi frequenta facoltà scientifiche. In Svizzera, però, sono meno del 20%. Penso sia molto importante riuscire a migliorare questa situazione, parlo sempre molto volentieri alle ragazze. Sono parte di diversi programmi di mentoring, per citarne uno quello della SATW, perché ritengo sia determinante parlare alle ragazze e sfatare i luoghi comuni sui ruoli nei quali la società relega le donne. Trovo una soddisfazione immensa quando vengo a sapere che dopo aver visitato il centro e ascoltato le mie presentazioni e i miei racconti, alcune ragazze decidono di intraprendere carriere scientifiche o nel campo dell’informatica. Per me ogni singola ragazza che scopre un mondo nuovo e decide di intraprenderlo è un enorme successo. Per cambiare stereotipi secolari c’è bisogno di far conoscere dei modelli di donne che sono riuscite a realizzare i loro sogni seguendo le loro passioni con studio e determinazione. Tu chiamali se vuoi… rimpianti
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