libro-NR1-2024

74 I numeri UNO - 2024 Mi piaceva vivere in Belgio. Venendo dalla Puglia, rappresentava il centro dell’Europa. Vicino ad ogni dove. A Parigi, dove avevo amici di famiglia, a Londra, appena al di là del tunnel sotto la Manica, a Aquisgrana, a Colonia, a Amsterdam, tutte destinazioni a portata di treno. Un’esperienza che mi è piaciuta. Perché mi ha consentito di immergermi, certo solo temporaneamente, in un mondo diverso, pur sempre Europa, ma con caratteristiche distinte da quelle mediterranee, a me più note. Di confrontarmi con una cultura diversa. Non foss’altro, anche se ovviamente non solo, per ragioni linguistiche. In Belgio ho avuto un assaggio, seppur con implicazioni e intensità non paragonabili, di quello che avrei poi incontrato in Svizzera. Un Paese con più lingue, che in Belgio non tracciano solo una distinzione geografica, ma si traducono in forme di reale separazione sociale problematica, che non ho trovato nella Confederazione. Ricordo che nelle Fiandre, per parlare con i Valloni, al francese si preferiva l’inglese. Lo stesso accadeva, a situazione invertite, in Vallonia, dove al fiammingo si prediligeva l’inglese. Ombelico del…l’Europa Terminato il dottorato di ricerca, lascio il Belgio. Una scelta naturale, lineare, come tutte quelle che ho fatto. Io ho sempre saputo che, trascorsi i quattro anni previsti per il dottorato, avrei voluto fare almeno un’esperienza di postdoc. Utile anche per capire se intendessi intraprendere una carriera accademica, in prospettiva una delle possibili opzioni, oppure no. Il mio sogno era fare un postdoc negli Stati Uniti. In fin dei conti è uno di quei pretesti per i quali solitamente si coglie l’occasione di attraversare l’oceano. Le cose per me non sono andate così. Infatti, informata di questo mio desiderio, mia madre non ne fu troppo entusiasta, perché convinta che una volta andata in America non sarei più tornata. Mi chiese, con l’aiuto di mia sorella, di cercare anche qualcosa in Europa e io l’accontentai, ben sapendo che per me, a quel punto, l’Europa che potevo prendere in considerazione erano l’Inghilterra o il Politecnico federale di Zurigo, l’ETH. In verità, non avevo rinunciato del tutto agli Stati Uniti, in quanto avevo conosciuto un professore, attivo al Quantum Theory Project in Florida, che si era detto interessato a che io andassi nella sua Università per il postdoc. Contemporaneamente, però avevo ricevuto anche un invito a presentarmi all’ETH di Zurigo. Siccome la mamma è sempre la mamma e l’ETH è pur sempre l’ETH, cioè un istituto che non ha nulla da invidiare alle università americane, sono andata a Zurigo. Negli States, mi sono detta, ci sarei andata dopo. A Zurigo, però, durante il mio primo contratto di due anni non ero riuscita a completare il mio lavoro di ricerSognando California… finisco a Zurigo

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