libro-NR1-2024

70 I numeri UNO - 2024 Non sono mai stata la classica bimba particolarmente attenta a quello che le succedeva attorno. Diversamente dai miei fratelli, che amavano uscire e stare con gli amici, io restavo in casa. Non ho mai pensato di essere speciale, penso fosse solo una questione di carattere e di interessi. Come detto, fin da subito ho scoperto che mi piaceva molto leggere e, ripensandoci, devo ammettere che da piccola il sogno della mia vita era quello di scrivere, di diventare scrittrice. Infatti, oltre a leggere, scrivevo tantissimo. Dopo aver studiato e fatto i compiti, riempivo le mie giornate, scrivendo. Non tenevo un diario, cosa magari comune fra le mie coetanee. Creavo delle storie: mi piaceva mettere su carta quello che la mia immaginazione mi dettava. Poi avevo dei momenti in cui buttavo via tutto, ma poi ricominciavo. Mi piaceva molto anche disegnare, dipingere. Soprattutto mi piacevano gli acquerelli. Un sogno, almeno per quanto riguarda la professione, che è rimasto nel cassetto. Ho ricordato prima, che la scelta di studiare chimica è stata influenzata dall’insegnante che ho avuto al liceo. In realtà, a spingermi in questa direzione è stata anche la lettura di un libro, che non ho più ritrovato, che ripercorreva la vita di Marie Curie, le traversie e le avversità che ha incontrato, le sofferenze che ha sopportato, riuscendo comunque ad essere la prima donna a ricevere il Premio Nobel, l’unica donna ad oggi ad ottenerne due: uno in fisica e uno in chimica. La sua storia, la sua determinazione mi hanno affascinato e sicuramente non sono estranee al fatto che fra gli esami facoltativi che potevo scegliere ci fosse quello in radiochimica, superato con il massimo dei voti. Di certo, non puntavo ad emularla in quanto a Premi Nobel ottenuti, considerato che il mio esordio universitario mi ha subito fatto capire quanto ostica fosse la materia che avevo deciso di studiare. Creare delle storie… su carta Ho scelto di andare a Bologna dopo aver trascorso un anno a Roma. Due sono stati i fattori che mi hanno spinto a scartare l’ipotesi della Capitale: la sensazione che la città, che mi piaceva moltissimo, fosse troppo dispersiva e, forse più determinante, il fatto che a Bologna studiassero già i miei fratelli. Senza contare che anche l’idea di approdare nella più antica università d’Italia, che vantava anche il più antico istituto di chimica, un che di seduttivo l’aveva. A Bologna trascorro 5 anni - all’epoca non c’era ancor la riforma universalmente conosciuta oggi con il nome della città - necessari a portare termine gli studi con la laurea. Nei primi due c’era un po’ di chimica e parecchia matematica e fisica, che costituivano le basi di tutto lo studio. La tesi l’ho fatta in chimica fisica: la branca della chimica che studia le leggi fisiche che sottostanno ai procesChimica… ma non quella sperimentale

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