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58 I numeri UNO - 2024 Quell’esperienza, che mi ha costretto ad interrompere tante iniziative che, ripeto, magari non sarebbero diventate le nuove Google, le nuove Microsoft, ma che comunque avevano la dignità di poter restare economicamente solide e sostenibili, mi ha molto segnato. Ho così deciso che mai più mi sarei occupato di venture capital in quei termini, che è sì una forma di supporto alle startup, ma i risultati che vuole ottenere l’investitore e quelli delle start-up si concretizzano spesso in tempi diversi. Succede così, come è successo a noi, che l’investitore si ritiri proprio quando la start-up avrebbe più bisogno di soldi. Pertanto, alla fine spesso non funziona. A livello personale, visto che nel frattempo avevo raggiunto quell’autonomia economica alla quale anelavo e mi ero sposato, sono rimasto a Milano e ho iniziato a riflettere su quale potesse essere il modo più efficace per aiutare gli imprenditori a crescere. Incominciai ad elaborare un modello che mi vedeva accanto all’imprenditore nella posizione di chi come lui rischiava in proprio. Così ho iniziato ad investire soldi miei in progetti che condividevo con l’imprenditore. Alcuni andarono bene, o benissimo, altri male o malissimo, come è normale. Non avevo un portafoglio, perché potevo seguire un’operazione alla volta. In tal senso, non ero scalabile, ma mi sembrava però un modo molto più corretto di agire. L’ho fatto 4-5 volte. L’ultima, nel 2009, quando era appena scoppiata la grande crisi finanziaria. Ero in Italia e ho pensato che dovessi tornare in Svizzera, dove ero stato quando avevamo attivato i primi contatti con il CERN. Il pretesto me l’ha dato un investimento in un’azienda di orologi. Anche in questo caso, come in tutti quelli precedenti, il filo conduttore dei miei investimenti era la componente di innovazione tecnologica. Mi sono stabilito a Ginevra e nel 2011 è nata mia figlia. In concomitanza con la sua nascita sono uscito dall’investimento degli orologi e ho deciso di prendermi due anni di tempo per trascorrerlo con lei. Una scelta, come tutte le altre, fatta con la leggerezza e la curiosità che mi contraddistinguono. Non è il risultato di un disegno prestabilito. Quello semmai lo vedrò solamente alla fine del mio percorso, quando mi guarderò indietro. L’innovazione come filo conduttore

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