51 I numeri UNO - 2024 Da piccolo, a parte quello di diventare musicista, non ricordo di aver avuto un altro grande sogno. Per un certo periodo da adolescente ho forse accarezzato l’idea di diventare un giocatore di rugby, sport che praticavo con passione. Sono stato tra i pochissimi calabresi a partecipare alle selezioni per la nazionale italiana Under 15. In ogni caso, un infortunio al ginocchio m’impose di interrompere l’attività. Pur senza aspirazioni ben definite, ho sempre avuto uno stimolo chiaro e potente: quello di imparare tante e diverse cose, cercando sempre di capire. Penso di avere sempre avuto una mente aperta, curiosa. Pronta ad analizzare, ad andare in profondità. Mi piaceva vedere cosa si nascondesse dietro o dentro le cose, smontare gli oggetti, i primi computer, costruire macchine volanti o altre costruzioni, senza per questo aver mai pensato di diventare ingegnere. In questo, i miei genitori mi hanno lasciato libero di scegliere. Mi hanno dato delle linee guida, la musica è una di queste, come la scuola, ma mi hanno lasciato completa libertà di espressione e di attività. Leggevo tanto, con un criterio abbastanza autarchico. Erano le stesse letture che facevo a stimolarmi a continuare a leggere nuovi temi, permettendomi così di scoprire novità ed imparare tanto in relativamente poco tempo. Concerto classico nel 2013. Primo a destra Fabrizio von Arx
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