libro-NR1-2024

16 I numeri UNO - 2024 Penso di essere affetta da una forma di ADHD (dall’inglese attention deficit hyperactivity disorder, Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività - ndr). Ho infatti la tendenza a voler fare molte cose contemporaneamente. Finite le superiori mi sono trovata in una fase della mia vita piuttosto difficile. Dicevo ai miei genitori di voler studiare diritto, ma al contempo ero stuzzicata dall’idea di studiare francese ma anche russo, perché volevo immergermi nella letteratura russa. Ma, oltre che dalle lingue, mi sentivo attirata dalla biologia e, perché no, dalla tentazione di iscrivermi al Politecnico federale di Zurigo. Insomma, come si è soliti dire: avevo molte idee e molto confuse. Ero talmente indecisa che mio papà, per aiutarmi ad uscire da questo impasse, andò a Bologna a immatricolarmi a giurisprudenza. Gli avevo confidato che forse mi sarebbe piaciuto studiare giurisprudenza a Bologna perché li si studiavano il diritto romano, i glossatori, i compilatori. Lui, come sempre animato da buone intenzioni, A Bologna ci è andato per davvero, ha seguito tutta la trafila, ha fatto una lunga fila e mi ha iscritto. In fin dei conti, mi sono detta, giurisprudenza come formazione di base, mi dà accesso a diverse professioni. Ma quello che è stato decisivo e che fosse uno studio con dei risvolti sociali, umanistici, Nel quale la lingua è fondamentale. Inoltre, cosa che mi caratterizza ancora oggi, rispondeva alla mia inclinazione a voler difendere o comunque aiutare le persone che si trovano in difficoltà. Andare a Friborgo invece che ha Bologna, vista la mia passione per le lingue, che ho la fortuna di apprendere facilmente, è conseguenza del fatto che lì l’università è bilingue. Infatti, ho fatto la laurea bilingue in francese e tedesco, completata con un semestre di scambio, allora non c’era ancora l’Erasmus, in Andalusia. Ricordo, complice anche la mia conoscenza delle lingue – a quelle nazionali potevo aggiungere lo spagnolo e l’inglese - che aspiravo ad una carriera internazionale, che poi evidentemente non ho fatto. In questo, ritrovavo il mio sogno di bambina, che era quello di fare la diplomatica. Oltre ad aver la possibilità di metter in pratica le mie competenze linguistiche, mi affascinavano le opportunità d’incontro con culture diverse, di stabilire relazioni con diverse personalità, di confrontarmi con sempre nuovi problemi di natura sociale, amministrativa, politica, di dover cercare e magari trovare soluzioni. Molte idee e molto confuse

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