150 I numeri UNO - 2024 Nell’autunno 2016, Federcalcio, grazie ad un’intuizione di Tavecchio, sostiene, con successo, la candidatura di Aleksander Čeferin alla Presidenza UEFA. L’anno successivo, dopo essere entrato nel comitato esecutivo, vengo eletto vicepresidente della UEFA. Incarico che ricopro, anche dopo che nel 2018 ero uscito da Federcalcio, fino al 2020. A quel punto, non essendo rieleggibile per un ulteriore mandato, Čeferin mi chiede di diventare uno dei direttori della UEFA, con una delega alla sostenibilità. Un tema che stava per entrare nell’ecosistema del calcio, e in generale nel mondo dello sport, e che si decise di affrontare direttamente. Prima del primo gennaio del 2021, quando ho assunto questo ruolo di direttore, tutto ciò che riguardava la sostenibilità la UEFA lo delegava ad un gruppo di ONG con le quali collaborava. Decidemmo di cambiare totalmente l’approccio, puntando a far sì che l’UEFA diventasse il driver e l’acceleratore della sostenibilità. Fino ad allora, i temi rilevanti erano quelli che afferiscono alla responsabilità sociale in modo particolare alla lotta al razzismo. Con il nuovo approccio, abbiamo considerato la sostenibilità un’area d’impegno su due grandi pilastri: quello legato alla parte sociale ovvero oltre alla lotta la razzismo anche la protezione dei minori, - in Europa ci sono 24 milioni di ragazzi sotto i 18 anni che giocano a calcio – l’integrazione, l’inclusione, la salute fisica e mentale, la nutrizione, che si affiancano al grande tema della solidarietà e più in generale ai diritti umani e la seconda area quella legata all’ambiente puntando a valorizzare la protezione del clima, l’economia circolare, le infrastrutture e l’organizzazione di eventi che devono rispettare tutti i parametri di sostenibilità secondo standard che abbiamo definito. È un percorso che abbiamo iniziato nel 2021 e si è dato come orizzonte temporale il 2030. Non a caso, la nostra strategia si chiama Strength Through Unity 2030. Si articola in tre fasi. La prima è l’ispirazione, vale a dire la presa di coscienza del problema e soprattutto la sua armonizzazione. Non possiamo sottovalutare che il mondo Uefa, comprende 55 federazioni e si estende dalle Isole Faroe ad Israele, da Malta alla Norvegia, dal Portogallo alla Georgia, al Kazakistan. Quindi, non è proprio semplice mettere tutto a fattor comune. A maggior ragione, se si considera la varietà del nostro sistema calcio, con i tanti club, le tante leghe, le tante società amatoriali, più di 250.000 in Europa, i tanti giocatori, i tanti allenatori. Per non parlare dei tre miliardi di tifosi appassionati del calcio europeo. In questo scenario molto dobbiamo ancora fare ed dobbiamo investire, ma non solo risorse finanziarie. C’è bisogno di idee chiare, di misurare i parametri e l’impatto e poi saper anche comunicare. Ma soprattutto dobbiamo agire. Oggi siamo alla fase in cui dobbiamo accelerare. Il 2030, è ancora relativamente lontano, io posso constatare che il grado di consapevolezza è crescente. Noi possiamo e vogliamo essere parte della soluzione, ma non possiamo essere la soluzione. Sostenibilità a tutto tondo
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