148 I numeri UNO - 2024 Mi ritrovo senza impiego e con nessuna offerta di lavoro. Un buco professionale che dura per due anni. Vissuti in modo difficile, però sereno, perché quello che avevo fatto era frutto di una coerenza alla quale non avrei mai abdicato. Nuove prospettive si aprono con una proposta che arriva dalla Germania, da una delle più importanti società di consulenza strategica del mondo dello sport, la Sport+Markt AG. Assumo la direzione della filiale in Italia, ma essendo parte del board internazionale ho anche l’opportunità di seguire due progetti fantastici all’estero. Uno è il rebranding a livello internazionale del Barcellona. L’altro, è quello che potremmo definire “l’arsenalizzazione” del nuovo stadio dell’Arsenal. I tifosi non volevano abbandonare il vecchio stadio di Highbury. Creammo un gruppo di lavoro, io ero uno dei tre che lo componevano, con lo scopo di creare le condizioni che consentissero ai tifosi di sentirsi a casa loro anche nel nuovo impianto, che distava poco più di un chilometro da quello vecchio. Seguo poi per sei mesi negli Stati Uniti il processo di due diligence relativo alla vendita della New York Metro Stars, la squadra di New York, che giocava nel New Jersey, alla Red Bull. Vendita che andò a buon fine. A questo punto, lascio la consulenza e, dopo le due esperienze all’estero, interessanti e per certi versi molto formativi, torno in Italia, a Roma, come direttore generale della squadra di pallacanestro la Lottomatica. Nel 2009 c’è il primo approccio con la Federazione Italiana Giuoco Calcio, per seguire il progetto di candidatura per l’Europeo del 2016, in qualità di direttore del Centro Studi, Sviluppo e Iniziative speciali, che aveva proprio l’obiettivo di studiare tutti i progetti di sviluppo che una federazione poteva e doveva considerare. Rimango relativamente poco tempo, perché nel 2013, Giovanni Malagò mi chiama a fare il direttore generale di Coni Servizi, la società che è la macchina organizzativa del Coni, 100% proprietà del Ministero dell’Economia e Finanza. È grazie a quell’incarico che ho avuto modo di vivere un’esperienza unica: organizzare la partecipazione della squadra italiana alle Olimpiadi di Sochi. Dopo due anni, quando alla presidenza arriva Tavecchio - che purtroppo non c’è più, persona straordinaria a cui devo tanto - rientro in Federcalcio, da direttore generale. In 5 anni di permanenza, ho avuto la possibilità di lavorare con due fra i più grandi allenatori italiani. Dopo Ancellotti, il leader calmo, e Sacchi, geniale e perfezionista, incontrati all’epoca del Parma, incrocio Conte, leader energetico e infine Mancini, che ha uno stile di leadership che è un po’ la via di mezzo fra gli altri tre. Nuove prospettive
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