142 I numeri UNO - 2024 Quando Benetton entrò nel campionato di pallavolo con il marchio Sisley, lo fece creando una squadra ex-novo, acquistando quelli che erano i più grandi campioni di una generazione di fenomeni. In quella squadra giocavano Bernardi, Cantagalli, Tofoli, tutti i più grandi campioni del mondo di quel periodo. Disponeva di un centro sportivo bellissimo, si chiama La Ghirada, il luogo ideale, la giusta mentalità, le risorse adeguate per dar vita, per davvero, al più grande e moderno settore giovanile d’Italia. Per farlo gli serviva anche un bravo responsabile di settore. Raccolse informazioni e, senza conoscermi, ma sull’onda della reputazione che mi ero creato a Bologna, pensò di aver trovato la persona giusta e mi chiamò per un colloquio. Non avevo ancora terminato l’Università, mi mancava ancora l’ultimo esame, l’incubo di ogni studente di farmacia: quello di farmacologia. 1.400 pagine di chimica applicata alla farmaceutica. Mi consultai con i miei genitori, perché accettare significava passare da un’attività del tutto amatoriale, come quella che avevo svolto a Bologna, ad una chiaramente professionistica, con tanto di stipendio. In una realtà fantastica, senza problemi economici, dove c’erano due palestre totalmente a disposizione: mi sentivo come un ragazzino di 12 anni che si accinge per la prima volta ad andare a Disneyland. I miei genitori all’unisono mi dicono: “accetta, ammesso che tu finisca comunque gli studi”. In realtà, mia madre era più titubante, mio padre più convinto: “Michele vai, asseconda la tua passione, La farmacia è sempre qua”. Accetto e mi trasferisco a Treviso. In capo a due anni mi tolgo il peso dell’esame di farmacologia e di quello di stato, rispettando l’impegno preso con i miei genitori e chiudendo la pratica universitaria. Nel frattempo, lavoravo e, per giunta, dopo un anno, oltre alla responsabilità del settore giovanile, per ovviare a dei problemi sorti all’interno, mi avevano assegnato anche il ruolo di team manager della prima squadra. Impegnativo, ma ne è valsa la pena e ancora oggi mantengo stretti rapporti con i ragazzi di allora. Vinciamo una coppa europea e dopo due anni, il responsabile di Sisley Pallavolo mi convoca e mi dice: “sei giovane, Benetton ti vuole bene, potresti diventare un problema per me. Sappi che quando ti scade il contratto, non te lo rinnovo”. D’impatto, la cosa mi sciocca, ma poi decido di reagire e mi rimbocco le maniche. Mi guardo attorno e mi si aprono due strade: trasferirmi a Milano alla Mediolanum, grosso modo, a fare le stesse cose, oppure tornare a Matera. Lì, si era formata una fortissima squadra femminile di pallavolo, che aveva appena vinto il campionato, ma che era molto indebitata. “Asseconda la tua passione”
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