libro-NR1-2024

138 I numeri UNO - 2024 Una carriera… nel pallone Sono lucano, nato a Matera, dove ho vissuto per 18 anni. Lì, ho fatto le scuole dell’obbligo e il liceo. Un percorso canonico per tutti coloro che sono nati nel Sud, in una realtà relativamente circoscritta, dove scarse erano le opportunità professionali. Ho avuto un’infanzia spensierata: due spledidi fratelli Aldo e Teresa, tanti amici, il gioco nei campetti, e una gioventù normale. I miei, Luigi e Caterina, genitori erano entrambi farmacisti. Come i miei nonni: sia quello paterno che quello materno. Questo spiega, in buona parte, i miei studi e la mia laurea in farmacia. Ho fatto il liceo classico, - che era ritenuto di qualità eccellente e dove aveva insegnato Giovanni Pascoli - più per tradizione di famiglia che per inclinazione consapevolmente umanistica. E poi, all’epoca, non è che Matera offrisse una grande varietà di opzioni: lo scientifico, il classico e un paio di istituti tecnici professionali. Ottenuta la maturità, a 18 anni non è che avessi le idee chiare: vivevo in una piccola città, che Palmiro Togliatti aveva definito “vergogna nazionale” e che ancora non era diventata uno degli angoli più belli del Paese: seguire le orme dei mie genitori era la scelta forse più comoda. Diversamente da mio fratello maggiore, che invece avrebbe studiato scienze politiche a Bologna. Il mio è stato un salto: dal liceo classico ad una facoltà, che all’epoca era impostata ancora su un modello formativo fortemente improntata alla chimica pura, che preparava i farmacisti, tipo i miei nonni e in parte i miei genitori, che le medicine le preparavano con i famosi bilancini per il dosaggio degli ingredienti. Non è stato semplice, ma tutto sommato utile. Com’è facile immaginare, le conoscenze di latino e anche di greco, acquisite al liceo, si sono rivelate utili, soprattutto per quella parte di fisiologia e di anatomia, oltre che per la chimica, il cui studio comunque mi ha sviluppato il ragionamento logico. D’altronde, non è che io da bambino avessi un sogno da realizzare. Come ho detto, la mia infanzia e la mia gioventù sono state belle. Senza particolari problemi. Di certo, non sognavo, come invece poteva fare qualche mio compagno, di diventare un calciatore. Anche perché io ho iniziato a praticare atletica e poi la pallavolo. Sarà proprio quest’ultima ad orientare la mia vita professionale. Se ripenso a quegli anni, direi che ci sono stati due momenti che sicuramente hanno avuto influenza su quello che sarebbe stato il mio futuro. Quando ottenni il diploma di terza media, con dei bei voti, i miei genitori mi dissero bravo: “ti meriti un regalo”. Mi offrirono un soggiorno di un mese in Inghilterra. A me, che, come tutti i ragazzi a quell’età, speravo di ricevere un motorino, magari un bel Ciao, quello, più che “Ti meriti un regalo”

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