112 I numeri UNO - 2024 Con l’Italia riallaccio rapporti grazie a Leoluca Orlando, noto politico italiano, più volte sindaco di Palermo. Durante un’intervista che in Germania gli aveva fatto un giovanissimo Giovanni Di Lorenzo, oggi direttore del settimanale Die Zeit, che pochi giorni prima era venuto ad un mio concerto, il quale gli parlò di un cantautore palermitano che stava avendo successo anche lì in Germania. Orlando, con il quale io avevo fatto due esami all’università – altri due ne avevo fatto con Mattarella – (ovviamente senza che fosse rimasta traccia nella loro memoria) s’incuriosì e, avendo scoperto, consultando il mio sito su internet, che avrei tenuto di lì a pochi giorni un concerto a Colonia, mi fece chiamare dalla sua segreteria. Siccome la distanza fra Colonia e Bruxelles, dove lui si trovava in quanto deputato europeo, non era eccessiva, mi invitava ad un incontro. Finito il concerto presi il treno e andai a Bruxelles. C’incontrammo in un ristorante aperto solo per noi e per le guardie del corpo che scortavano Orlando. Una scena che avrei rivissuto. Quell’incontro fu anche il preludio di un tentativo di siglare un gemellaggio fra Zurigo e Palermo. Nel ’98 dopo un concerto a Zurigo, al quale erano intervenuti entrambi, avevo invitato a casa mia sia Orlando, che parlava tedesco, sia l’allora sindaco di Zurigo Josef Estermann. In quell’occasione, s’ipotizzò di siglare un gemellaggio fra le due città. Il tentativo naufragò. A nulla servirono la convinzione di Orlando, l’entusiasmo di Estermann e le motivazioni storico sociali con riferimento alla migrazione svizzera – in realtà grigionese – a Palermo e quella più recente di palermitani in Svizzera. La città sulla Limmat non ritenne che vi fossero convenienze tali da giustificare la formalizzazione di un legame di quella natura. Tutto merito di Orlando Gli anni a cavallo del nuovo millennio sono stati anni esaltanti. Anni in cui io ho fatto un salto enorme anche nella percezione che si aveva della mia persona. Inizio ad essere apprezzato anche in Italia, dove faccio molti concerti. Conosco Battiato, duetto con lui, con Nada, con gli Inti-Illimani, con Giorgio Conte. Ricevo parecchi premi e un mio album è candidato al Premio Tenco In Svizzera - dove, dopo quello della città di Zurigo, ricevo anche lo Schweizer Kleinkunstpreis - tutti volevano fare qualcosa con me. Dalla Germania e Austria si moltiplicavano le richieste di concerti. Mi arrivavano proposte di tutti i tipi, conferenze all’università, richieste di interviste, una marea di cose che non ero in grado di sostenere. Fastidioso e talvolta irritante era però constatare l’atteggiamento paternalista, figlio dell’ignoranza e del pregiudizio, che percepivo ogni volta che mi riferivo alla Svizzera o mi presentavo come svizzero. Per i francesi ero le petit suisse. Che da cantautore italiano però riempiva l’Hallenstadion - come solo pochi mostri sacri della musica pop italiana tipo Zucchero, Nannini, Ramazzotti o Pausini, riuscivano a fare - oppure l’Arena di Verona. Che faceva il tutto esaurito quando suonava al teatro Massimo di Palermo. Anni esaltanti
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