105 I numeri UNO - 2024 che si occupava di temi legati alla lotta alla mafia. Fortemente interessato a quegli argomenti, un giorno, con un paio di amici universitari, decidemmo di chiamare la redazione, dichiarandoci disponibili a collaborare e proponendoci come possibile punto d’appoggio, anche logistico, a Palermo, visto che loro, basati su Catania, era di quella realtà che soprattutto si occupavano. Era chiaro a tutti, però, che i centri del potere di Cosa Nostra erano palermitani. Che palermitane erano le famiglie mafiose più influenti. Fu così che nell’83 andammo a Catania e incontrammo Giuseppe Fava e suo figlio Claudio. L’impatto fu positivo, non solo per le affinità politico-culturali, ma anche e soprattutto perché ci rendemmo conto che il suo interesse ad avere un rapporto con il mondo giovanile, diversamente da quanto avevamo sperimentato per esempio al Giornale di Sicilia, era autentico. Prova ne era che la sua redazione fosse tutta composta da giovani con meno di 30 anni. Da quell’incontro nacque l’idea di affiancare I Siciliani, così si chiamava il mensile, con un inserto che fu chiamato I Siciliani Giovani, con una redazione tutta palermitana, e che si occupava soprattutto di fatti e situazioni che riguardavano il capoluogo dell’isola. Purtroppo, l’esperienza durò il tempo di un battito d’ali, perché nel gennaio dell’84 Giuseppe Fava fu ucciso. Qui scatta un senso di smarrimento, anche di paura. Perché Fava era una guida, non era soltanto il caporedattore. Era quello che aveva i contatti, che orientava la linea editoriale, presupposti fondamentali per produrre materialmente il giornale. Archiviata, con non poco dolore, quell’esperienza, ripiombai nel tran tran universitario. Giuseppe Fava, fondatore e Direttore de I Siciliani, ucciso dalla mafia nel 1984
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