96 I numeri UNO - 2023 “Signorina ci porti due caffè” Problemi, o forme di discriminazione nel corso della mia carriera professionale, per il fatto di essere donna, non ne ho mai davvero vissuti o, perlomeno, non me ne sono accorta. Al massimo, anche qui ci sono stati episodi, molto marginali e, alla fine, per nulla penalizzanti, persino utili, perché mi sono serviti da lezione. Ricordo, in modo particolare un fatto che mi è accaduto quando, ancora giovane avvocato alle prime armi, mi trovavo a New York. Il responsabile dello studio mi assegna un caso di un cliente italiano che avrei dovuto incontrare personalmente. Mi preparo con l’ansia della novizia, e, quando mi sono presentata convinta di essere pronta e ben documentata, il cliente mi guarda e mi dice: “Signorina ci porti due caffè”. Non ce l’ho fatta a dirgli che non ero lì per quello, sono andata a prendere il caffè e non ho più spiccicato parola, lasciando che fosse il titolare dello studio a condurre la discussione con il cliente. Naturalmente, mi sono sentita umiliata, ma poi mi sono resa conto che quell’incontro ha avuto una funzione educativa: negli appuntamenti successivi, nessuno mi ha mai più chiesto di andare a prendergli un caffè. Tutto sta nel come ti presenti e nella fiducia che hai in te tessa. Impatti negativi sulla mia carriera non li ho avuti neppure quando sono nati i miei figli. Ovviamente, come ha già detto, ho goduto del sostegno dei miei famigliari, ma devo ammettere che non è mai venuta meno neppure la comprensione dei vari manager. Unico neo, l’atteggiamento e i commenti sussurrati di certe colleghe donne, tesi a suffragare la convinzione che se lavori fuori casa non puoi essere una brava mamma. Del tutto infondati, ma in certi momenti in grado di alimentare sensi di colpa, che certamente non aiutano il progresso o qualunque forma di uguaglianza.
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