92 I numeri UNO - 2023 Capire cosa si fa e perché lo si fa Un’attitudine, che mi ha accompagnato nel mio modo di interpretare i vari incarichi professionali, è capire che cosa si fa e perché lo si fa. E ciò valeva ancor di più, quando la mia competenza giuridico-legale era richiesta in settori di cui non avevo una conoscenza specifica. Ad esempio, a Rio Tinto, per poter far bene il mio lavoro, vo levo conoscere le realtà in cui la società opera, quali sono i problemi e le opportunità. Quindi, ho voluto conoscere come funzionavano quei microcosmi sociali costituiti dalle miniere, che per me erano quelli descritti nei fumetti o visti in qualche film. Visitandoli, nei posti più remoti dell’Australia, non ci è voluto molto per realizza re che si trattasse di realtà molto diverse da quelle a cui ero abituata. Era il modo per entrare in quel mondo, per conoscere anche le condizioni di chi ci lavorava. Un modo per relativizzare la mia visione delle cose. La stessa cosa, naturalmente in un contesto diverso e con altre finalità, mi è capitata quando ho iniziato a lavorare nel settore farmaceutico molti anni prima. Ritenevo fondamentale rendermi conto in prima persona di come funzionassero gli ospedali in Cina o in quali condizioni si facesse ricerca in Pakistan. Oppure capire in che modo venissero trattati i pazienti con assicurazione privata e pubblica negli ospedali o negli ambulatori. Spesso mi accompagnavo ai rappresentanti per conoscere la reazione dei medici di fronte alla proposta di utilizzare uno specifico prodotto: sono davvero interessati o lo considerano una prassi relegata alla scontata consuetudine? Naturalmente, la soddisfazione più grande l’ho provata vedendo i risultati delle azioni, spesso non profit, condotte in Africa per debellare la malaria, per combattere le malattie infantili. Tutte esperienze arricchenti, che mi aiutano a svolgere bene il mio lavoro e ad avere le motivazioni per farlo sempre meglio.
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