78 I numeri UNO - 2023 Non sono mai stata una ‘secchiona’ Mio papà, milanese, al pari di mamma, anche se nato a Como, dove la sua famiglia era sfollata durante la guerra, è un bocconiano controvoglia. Nel senso che ha assecondato il volere di mio nonno, anche se, da appassionato della natura e degli animali, avrebbe voluto diventare veterinario. Mia mamma ha sempre lavorato come impiegata part-time in una associazione medica, fino a quando decise di seguire una delle sue passioni: cucinare ottimi dolci (e altro!), e si è dedicata con successo al catering e successivamente, con mio papà, ha aperto un wine bar nel centro di Milano. Nessuno dei due ha in qualche modo influenzato le scelte, che hanno poi definito cosa avrei fatto “da grande”. D’altronde, non è che io da bambina avessi chissà quali sogni. Sono una persona molto pratica e già allora questo tratto del mio carattere emergeva. Ricordo che alle elementari pensavo che mi sarebbe piaciuto avere un negozio di giocattoli. Facile intuire che il motivo fosse che così avrei potuto averne a disposizione quanti ne volevo. Un po’ più grandicella, affascinata dalla moda, mi vedevo ancora nel ramo della vendita, ma in questo caso la mia attrazione convergeva sugli abiti. Ancora molto giovane, ho accarezzato ’idea di diventare attrice: di teatro però, non di cinema. Mi attirava il fatto di dover essere presente fisicamente sul palco ogni sera e, ogni sera, dover fornire una performance. Alla fine, naturalmente, ho deciso di fare tutt’altro. Non sono mai stata una ‘secchiona’. Al liceo, ho fatto lo scientifico, il mio obiettivo era di riuscire a fare il minimo indispensabile per non avere problemi e potermi dedicare tranquillamente a quello che davvero mi interessava: uscire con gli amici. Altre passioni, ambizioni o aspirazioni, all’epoca, non le avevo. Succede così che, otte-
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