36 I numeri UNO - 2023 Venuto meno ad una promessa Tornare in Svizzera, dopo il periodo londinese, è stato qualcosa che è capitato e per nulla cercato. Si potrebbe leggere anche questa come la conferma della mia volontà di andare controcorrente. Con mia moglie, che è sarda e ho conosciuto però a Parigi, dov’era stata trasferita per la banca per la quale lavorava, ci eravamo promessi che non saremmo mai rientrati nei nostri rispettivi Paesi d’origine almeno fino al pensionamento. Pertanto, né in Svizzera, né in Italia. Devo ammettere che, quando nell’estate 2018 mi hanno contattato dalla Posta, sono rimasto stupito. La Posta stava attraversando una fase difficile, in seguito alla vicenda dei sussidi che vedeva coinvolta la divisione AutoPostale, che aveva portato alle dimissioni della Direttrice generale. Stupore che si aggiunse a stupore, ogni qualvolta nelle riunioni che seguirono il primo contatto, mentre gli altri componenti della Commissione di selezione del nuovo Direttore generale mi interrogavano sulla mia esperienza, il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Posta, Urs Schwaller mi poneva sempre la stessa domanda: “Capisci in che cosa ti stai mettendo? Ti senti davvero pronto?” Mi disorientava, non capivo il senso di quella reiterata domanda. Eppure, ci doveva essere un motivo se qualcuno era venuto a cercarmi, dopo che da 18 anni ero attivo fuori dalla Svizzera. Sono serviti un po’ di tempo e parecchi colloqui, ma poi ho capito cosa stesse succedendo, cosa rappresentasse un’azienda come la Posta e, soprattutto, quale contributo io potessi dare. Inizialmente, la motivazione principale che mi ha spinto ad accettare è stato pensare che, in qualche modo, avrei potuto restituire alla società svizzera quello che lei ci aveva dato. Che aveva dato soprattutto a mio padre. Poi, certo, anche il fatto di avere un vero business da gestire, di con-
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