33 I numeri UNO - 2023 Tutto il mio percorso professionale è servito a consolidare quello che è diventato il mio centro d’interesse: non tanto il business, che pure non sottovaluto, ma le persone. Da quando strappai il mio bigliettino da visita di McKinsey&Co davanti ad un dirigente, per fargli capire che aveva a che fare con me e non con un consulente, dalle dozzine di incontri annuali con i collaboratori in ognuna delle aziende che ho diretto, una cosa ho imparato: Business is people. Se mi guardo indietro, credo che l’esperienza che mi è rimasta più impressa, la più bella professionalmente, sia stata quella che, da CEO del Gruppo Sodexo per la Francia, mi ha visto per sei anni partecipare alle serate per i collaboratori. In quelle occasioni, facevamo due cose: consegnavamo il diploma, a coloro che avevano seguito un corso per avanzare di grado, e un attestato ai collaboratori più longevi, che erano in azienda da 25, 30, 35 e 40 anni. La consegna era effettuata personalmente dal CEO del Paese, quindi da me. Era difficile nascondere l’emozione nel vedere questi collaboratori, la maggior parte dei quali non aveva mai studiato, mostrare, con un misto di incredulità e di orgoglio, il diploma ricevuto ai propri famigliari. Non importa quanto grande fosse il passo in avanti che professionalmente avevano fatto - se, da inservienti addetti alla pulizia dei tavoli, erano diventati chef de sale o, da lavapiatti, erano diventati aiuto cuochi - toccante era sentire e vedere come, per ciascuno di loro, quel gesto, quel ‘pezzo di carta’ rappresentasse un attestato della loro volontà di progredire e una forma di accettazione della loro persona nella società. In quei frangenti, io rivedevo la storia di mio padre, che era venuto in Svizzera e qui aveva trovato un lavoro. In un contesto sociale che aveva L’impatto sociale del lavoro
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