24 I numeri UNO - 2023 Vai dove ti porta… la corrente Nel corso degli anni, in modo particolare appena finiti gli studi, ho iniziato ad acquisire una maggior consapevolezza di quello che valevo. Potremmo dire che ho sviluppato una certa autostima. Fino ad allora, ho sempre avuto l’impressione di seguire la corrente, di fare quello che ci si aspettava che io facessi. Quando ho iniziato a fare ricerca all’istituto di ingegneria dei sistemi e del controllo di Zurigo mi sono reso conto che, malgrado io adorassi quello che facevo, andava tutto troppo lentamente. È stato in quel frangente che, per la prima volta, ho preso la decisione di non fare quello che tutti quanti si aspettavano. Il mio professore si aspettava che io finissi il dottorato e diventassi professore aggiunto. Le persone attorno a me mi consideravano come lo scienziato che avrebbe passato tutta la vita a fare ricerca e studiare. Io stesso, in qualche maniera, mi vedevo così. Seguire la corrente era sicuramente comodo. Decisi allora che dovevo mettermi in una situazione scomoda, dove valesse quello che io davvero volevo e fosse quello a definire in che direzione andare. In questo senso, mi è stato di aiuto confrontarmi con un mio amico, Carlos si chiama, che faceva ricerca con me al Politecnico e che, immigrato dal Salvador, si era pagato gli studi asfaltando le strade in Germania. Lui, tutto quello che aveva fatto nella sua vita, se l’era dovuto guadagnare, prendendo decisioni difficili e magari dolorose. Sicuramente, combattendo anche contro un destino non sempre amico. Io, invece, in fin dei conti, ero andato dove mi aveva portato la corrente, decidendo per me. A quel punto, ed ero ormai al quarto anno di ricerca, ho detto no: adesso non continuo semplicemente a fare il dottorato qui, solo perché è quello che tutti si aspettano. Ho cambiato strada e sono cambiato anch’io.
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