200 I numeri UNO - 2023 Amici del proprio destino Sarebbe troppo facile dire che proprio la Svizzera rappresentava in fondo un logico coronamento di molte mie attitudini, da quella professionale (questo Paese è da almeno un secolo e mezzo molto ospitale per i linguisti, per ovvie ragioni) fino all’atteggiamento di dedizione assoluta per il lavoro e a una certa visione etica qui ben ambientata. In realtà, penso che varie forme di affinità mi abbiano reso questo luogo propizio e accogliente. Ma resto convinto che spesso le traiettorie e le scelte della nostra vita acquistino un senso a posteriori, per la lettura che di esse diamo dopo averle percorse, cioè per ragioni che si sono determinate nel tempo e che sta a noi rintracciare e ricostruire, se non proprio costruire. Molto dipende dalla nostra capacità di adattarci a quel che accade senza che vi abbiamo un ruolo veramente attivo o consapevole. Essendomi formato in quello che oggi in Italia piace chiamare, un po’ pomposamente, un collegio di merito, sono ovviamente persuaso dell’utilità della selezione e della promozione, ma resto perplesso di fronte all’uso trionfalistico e un po’ superficiale che oggi si fa del concetto di merito. Una nozione che spesso viene usata per mascherare forme subdole di privilegio e, in fondo, di ingiustizia. Non siamo, credo, gli eroici e sempre meritevoli artefici del nostro successo (che spesso ci tocca quando non abbiamo fatto nulla per averlo, e invece ci manca quando crederemmo di averne diritto). Ma possiamo essere, forse, gli amici del nostro destino, che sia dai successi, sia dagli insuccessi (in un altro concorso universitario da ricercatore nel 2003 venni bocciato: e a posteriori non mi dispiacque affatto, visto come andarono le cose in seguito!) cercano di trarre buoni motivi per rimettersi in discussione e, se possibile, per migliorarsi, trasformando anche le difficoltà in opportunità.
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