197 I numeri UNO - 2023 Credo che almeno finché si è giovani, agli inizi (e forse anche dopo, in realtà), sia bene giocare su più tavoli, tenersi aperte varie possibilità, perché non si può sapere in anticipo quale si schiuderà. E perché concentrandosi troppo su vocazioni esclusive si rischia di irrigidirsi, di chiudersi. Fin da ragazzo coltivai quello che diventò per un certo periodo un secondo mestiere, o meglio un’attività parallela: il giornalismo. Cominciai ancora minorenne a collaborare con piccoli giornali locali, scrivendo di cronaca o di temi culturali. Poi, quando ancora frequentavo il dottorato, incontrai un grande giornalista, Riccardo Chiaberge, allora responsabile del Domenicale del Sole-24ore. A lui devo profonda gratitudine per aver puntato su di me fidandosi a prima vista, senza lettere di presentazione, senz’altre credenziali – forse – che i miei pezzi usciti altrove e il mio essere un normalista (cioè, in un certo senso, uno sgobbone certificato!). Mi propose di collaborare con il Domenicale. Iniziai nel 2001, e non ho più smesso. L’attività giornalistica mi è stata molto utile per ricordarmi che c’è un presente che c’interroga, un’attualità pulsante che merita di essere studiata e approfondita uscendo da aule e biblioteche. Fuori dalla zona di conforto dei nostri studi. Un secondo mestiere Nel campus dell’Università di Losanna
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