176 I numeri UNO - 2023 Io non mi considero un manager, perché non ho seguito un simile percorso professionale. Mi sembra importante sottolinearlo, perché non mi considero il direttore generale che gestisce gli altri direttori, sono loro che devono poter lavorare con una certa autonomia e anche responsabilità. Certo, nel nostro caso c’è la particolarità che il Presidente è anche editore e dunque, nel caso specifico, avoca a sé un altro tipo di responsabilità. Che va oltre quella economica: è quella che deriva anche dai contenuti di ciò che pubblichiamo. Ciò non significa che io abbia un ruolo operativo. Quello spetta alle redazioni. Il fatto però di essere l’editore, mi vede maggiormente implicato nel lavoro continuo dell’azienda. Son passati ormai 16 anni da quando ho assunto la Presidenza e per certi versi ho attraversato praticamente una rivoluzione, nella quale siamo ancora pienamente immersi, per quanto riguarda l’informazione. Ci sono dei momenti in cui l’entusiasmo ha avuto il sopravvento, altri in cui lo scoramento sembrava prevalere. D’altronde, sono sensazioni che accompagnano ogni cambiamento. E quello che stiamo vivendo ora, secondo me, non ha ancora raggiunto il suo massimo sviluppo. Ciò vuol dire che, giorno dopo giorno, ci troviamo confrontati con delle fantastiche opportunità, che vanno di pari passo con sfide davvero difficili. Questa è la costante del nostro lavoro, che, seppur in modalità diverse ci accompagna da sempre e continuerà a farlo anche in futuro. Credo che vada considerata come una sorta di privilegio, perché ci mette a confronto con, e ci consente di agire in, un contesto evolutivo molto interessante. Va anche detto che questo cambiamento, questa evoluzione non riguarda solamente il mondo dei media e della comunicazione, ma tocca tutto il settore industriale e in generale dei servizi. Credo nell’autonomia dei responsabili
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