164 I numeri UNO - 2023 A quel punto, mi si è presentata l’opportunità di andare a lavorare in una società di consulenza aziendale: la McKinsey. Decisi di coglierla. Avendo studiato diritto internazionale e avendo anche fatto un’esperienza in Inghilterra, mi stuzzicava l’idea di andare a lavorare all’estero. D’altronde, McKinsey aveva fama di essere un’azienda che investiva molto sulla formazione dei loro giovani collaboratori, e a me serviva poter approfondire le mie conoscenze in economia. Lì, avrei potuto farlo in modo pratico senza dover tornare all’università, inoltre, corrispondeva al mio desiderio di fare un’esperienza professionale all’estero. In realtà, è durata poco. Non mi sono trovato bene, perché in McKinsey lavoravano molti ingegneri, che avevano un modo di pensare e di applicarsi al lavoro molto distante da quello che io avevo acquisito nei miei studi. Solo più tardi mi sarei reso conto quanto fosse importante collaborare con persone che sulle cose hanno uno sguardo diverso dal mio. All’epoca, non ne ero ancora consapevole e accettai la proposta di tornare nello studio di avvocati, dove avevo svolto il tirocinio, assumendo una posizione molto interessante come assistente del fondatore dello studio, dal quale ho potuto imparare un sacco. Mi occupavo di diritto internazionale e curavo gli interessi di clienti privati. Un’esperienza molto stimolante, che nel volgere di poco tempo mi ha consentito, con il supporto di soci che avevo conosciuto in precedenza, di creare una piccola società, che è poi diventata una banca privata al servizio degli interessi di clienti importanti. Questo passo, mi ha consentito, ancora giovane, di rendermi professionalmente indipendente, un’aspirazione che mi aveva guidato fin dalla decisione di scegliere diritto all’università e di realizzare l’ambizione di essere un imprenditore che crea valore, con la possibilità di occuparmi di dinamiche e vicende interessanti. Professionalmente indipendente
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