160 I numeri UNO - 2023 Del nostro trasferimento in Svizzera, ricordo soprattutto il viaggio. Un’avventura, che, in un momento per nulla piacevole come quello della separazione dei miei genitori, ripercorro con tenerezza. Eravamo nel 1971 e mia madre aveva una Cinquecento. Ancora oggi, quando mi capita di vederne una di quelle vecchie, mi chiedo: “ma com’è possibile che tre persone con tutti i bagagli abbiano potuto fare un viaggio, in realtà, una specie di trasloco, attraversando le Alpi (all’epoca e non solo agli occhi di un bambino era una trasferta impegnativa) stipate in quella scatoletta?”. Anche se devo dire che noi siamo stati fortunati: mia madre è riuscita a ricostruirci una vita. I primi tempi a Zurigo sono avvolti in un ricordo sbiadito. Percepivo la diffidenza con la quale i locali trattavano questi ‘latini’. Anche se la cosa mi suonava un po’ strana: mia madre era svizzera e mio padre in Italia non era un operaio. Che era l’immagine che gli svizzeri avevano di tutti gli italiani arrivati. Io a Milano ero un bambino piuttosto privilegiato, arrivato a Zurigo di fronte a quest’atmosfera ho avuto qualche perplessità, che ho impiegato un po’ di tempo a superare e a metabolizzare. Stipati in una Cinquecento
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