16 I numeri UNO - 2023 Sono nato nel settembre del 71, ma già due mesi dopo i miei genitori si trasferiscono in Ticino. Conseguenza della volontà di mia madre, maestra elementare che non voleva abbandonare la sua professione e che voleva che io crescessi in un ambiente italofono. Visto che mio padre non aveva alcuna intenzione di lasciare la Svizzera, il Ticino sembrava essere l’unica alternativa. Non è che le cose siano andate proprio secondo un programma ponderato. Sono state l’esito di una decisione istantanea e, con il senno di oggi, direi anche avventurosa. Infatti, i miei genitori presero le loro cose le misero in macchina e con me partirono alla volta del Ticino. Superato il Gottardo, all’epoca non c’era ancora l’autostrada, fecero tappa in tutti i paesi che attraversavano, chiedendo se ci fosse un lavoro per mio padre e un’opportunità per mia madre di continuare ad insegnare. Percorsero così tutto il cantone, da Nord a Sud, fino ad arrivare a ridosso del confine. È infatti a Novazzano, comune che conta più di un valico doganale con l’Italia, che, grazie anche all’intercessione del parroco, trovarono un appartamento in una palazzina che ancora non era terminata, e, mio padre, un lavoro come idraulico. Lo stesso che faceva a Zurigo. Mia madre, che era maestra di ruolo, fece richiesta di trasferimento del proprio incarico e riprese ad insegnare nel comune italiano al di là del confine, percorrendo, in senso contrario, quella strada che ancor oggi percorrono migliaia di lavoratori frontalieri. Così ci siamo stabiliti a Novazzano. Lì sono nati mio fratello e mia sorella e lì ho frequentato le scuole elementari, di cui conservo ottimi ricordi, soprattutto legati agli insegnati che ho avuto. Dal Gottardo al confine
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