150 I numeri UNO - 2023 Più o meno complessa aperta a tutti Sono talmente immerso nella musica che, quando ascolto musica, magari ascolto qualcosa che non conosco bene, che so che dovrò studiare fra 5 anni, oppure voglio risentire una mia registrazione per valutarla o rivalutarla. In generale, sono convinto che c’è bella musica e cattiva musica in tutti gli ambiti. C’è grande musica rock e c’è orribile musica rock, come c’è grande musica classica e orribile musica classica. La musica non si determina per tipologia, per lo stile o per le caratteristiche attraverso le quali si esprime. C’è grande musica pop, c’è grande musica jazz, ma non tutto il jazz è grande. Non tutta la musica che ha scritto Mozart entra nella categoria dei capolavori. Non devo aver paura ad affermarlo. Lui stesso ne era consapevole. C’è anche della musica che scriveva come bere un caffè, perché, come diremmo oggi, anche lui, a fine mese, doveva pagare le “bollette”. Poi, non possiamo non riconoscere che la musica classica ha un livello di complessità, che altra musica non ha. D’altronde, anche la filosofia: siamo soliti pensare che esprima pensieri alti, tranne poi constatare che c’è filosofia anche nel modo in cui al supermercato decidiamo cosa comprare. Come dire: c’è la teoria, ma c’è anche la pratica in cui la aplichi. Storicamente, possiamo considerare l’Opera un fenomeno popolare. Lo stesso non si può dire della musica classica, che fin dai tempi di Mozart ha una connotazione piuttosto elitaria. Resta il fatto che la musica è aperta a tutti. Non penso che oggi si possa affermare che il pubblico si stia allontanando da questo genere di musica. Mi pare ci stia allontanando dalla lettura, dal cinema, inteso anche come spazio fisico. L’impressione è che si tenda ad allontanarsi da tutto ciò che presuppone un investimento di tempo. La nostra società è molto frammentata. Lo è la nostra vita. Dobbiamo reagire molto in fretta, fornire sempre risposte molto brevi e in tempo
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