I Numeri UNO 2023

134 I numeri UNO - 2023 Ci vuole orecchio Debbo ammetter che sono contento del mio percorso, perché ho fatto anche molta musica da Camera, come pianista accompagnando strumenti a fiato o gli archi. Acquisendo, essendo io molto curioso e chiedendo in continuazione ai colleghi con i quali suonavo, tutta una serie di informazioni sul modo e sulle posizioni in cui si suonano gli altri strumenti. Informazioni, che, all’epoca ovviamente non l’avevo previsto, si sono rivelate utilissime nella direzione di un’orchestra. Tant’è vero, che non è raro che oggi i musicisti mi chiedano, ad esempio: “ma lei Maestro suona il violino?”, proprio perché ho fatto tesoro di tutte quelle informazioni ‘rubate’ a tutti coloro con i quali ho suonato. Poi ovviamente, come dice una celebre canzone, per cogliere le differenze, le sfumature, ci vuole orecchio. C’è chi ha il dono di un orecchio assoluto e chi invece ha un ottimo orecchio relativo, che si può sviluppare con il tempo e l’applicazione. Ho fatto Composizione, non tanto perché pensassi fosse propedeutico alla direzione d’orchestra, ma in quanto avevo l’obiettivo di appropriarmi della musica nel modo più completo possibile. Non considero la musica come un’arte o una disciplina a sé stante. È il modo in cui ci si avvicina, ci si immerge, la si compone, la si dirige che la definisce e stabilisce il rapporto che si instaura con la musica. Ciascuno secondo modalità e approcci necessariamente diversi: dal punto di vista strumentale, come può fare un pianista, un violinista, o un percussionista; riflettendoci davanti ad un pentagramma bianco, come può fare un compositore; inserendola in un contesto storico, come può fare un musicologo; immaginandola, ancor prima di dirigerla, come può fare un direttore d’orchestra. Un direttore d’orchestra fa un gesto, ma se non è davanti ai musicisti, quel gesto non genera suono. Lui, prima di dirigere, leggendo la partitura deve riuscire a crearsi un’immagine sonora. Poi, certo,

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