122 I numeri UNO - 2023 Con il beneficio del dubbio L’Italia è tutto. Con qualche riserva. Credo che sia il paese più bello del mondo. Ho viaggiato tantissimo fin da piccola e per motivi di studio e professionali sono stata in Olanda e negli Stati Uniti, però l’Italia è unica. Per lavorarci, forse è più complicato. Lì, credo - anche se magari non vivendoci da molti anni e frequentandola molto spesso ma per ragioni affettive e di interesse personale, non ne posso avere la certezza – ci sia ancora molto da fare per garantire quelle opportunità che dipendono dal talento e dalla competenza e non dal fatto di essere l’amico, il figlio o il nipote di qualcuno. In Svizzera ho ritrovato quello che avevo trovato, competizione esasperata a parte, in America. Là ero straniera come lo sono qua. Eppure, quando c’è stato un concorso, sono stata giudicata, al pari degli altri, in base alle mie competenze. E ho avuto la possibilità di farmi strada. Non credo che questo sia ancora possibile ovunque in Italia. Non voglio generalizzare, forse sono stata lontana da troppo tempo e adesso tutto è migliorato. Non lo so, ma non ho questa impressione. Eppure, in medicina, ma non solo ovviamente, gli italiani sono bravissimi. Da qualche anno cerco di restituire alla comunità italiana attraverso collaborazioni con università ed ospedali quello che l’Italia mi ha dato formandomi ad essere un medico. Da noi ci sono tanti italiani che lavorano e quando guardo quello che sanno fare devo ammettere che sono fra i migliori: in termini di conoscenza, di competenza, per lo spirito creativo che mettono nel fare la ricerca. L’italiano emerge: per le sue capacità o forse perché è abituato ad adattarsi e quindi a fare tanto con poco. D’altronde, per creare è necessario che uno “abbia fame”, altrimenti si accomoda, impigrendo nella sua zona comfort. Però, per trovare un adeguato riconoscimento di quello che sanno fare spesso vengono qua. Evidentemente perché qua la possibilità la trovano.
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=