107 I numeri UNO - 2023 Il liceo classico l’ho scelto per due motivi e, ripensandoci, non so neppure quanto sia stata una mia scelta autonoma. Non mi piaceva molto la matematica e molto poco mi piacevano le scienze in generale. Anzi, per dirla tutta: mi sembravano pure abbastanza noiose. Mi piaceva leggere i libri. Al punto che, quando una storia mi prendeva, stavo sveglia tutta la notte, nel mio letto con la piccola luce accesa, finché non l’avevo finito. Ero una divoratrice di libri e anche in questo vedevo una mia inclinazione per un indirizzo umanistico. Inoltre, ed ecco il secondo motivo, mio papà pur essendo un fisico, ha fatto il classico e mi ha sempre detto che, anche se in seguito avessi optato per una formazione scientifica, avrei dovuto frequentare il liceo classico. D’altra parte, ben si conciliava con le mie inclinazioni, quindi, mi sono iscritta al ginnasio molto volentieri. Non è che io all’epoca avessi chiaro in testa cosa avrei fatto dopo, però ho seguito il suo consiglio e, con il senno di poi, posso dire che è stata una buona cosa. Salvo poi rendermi conto ben presto che le materie classiche per eccellenza, il latino ed il greco, erano difficilissime, mentre mi ritrovavo improvvisamente a prendere 10 in matematica. L’italiano e quelle materie che in qualche modo erano strettamente legate alla lettura mi appassionavano, anche se venivo sempre costantemente ripresa dagli insegnanti perché scrivevo temi troppo corti: puntavo direttamente all’essenziale, senza troppi giri di parole. Quindi, mi sono chiesta: “ma chi me l’ha fatto fare?”. Non ho avuto il tempo di darmi una risposta, perché, dopo i primi due anni, mio papà si è trasferito per lavoro negli Stati Uniti, a Champaign-Urbana nell’Illinois, e noi l’abbiamo seguito. Lì, ho frequentato la High School americana e alla fine, prima di tornare in Italia, a New York, ho conseguito la maturità scientifica, perché negli Stati Uniti non c’era un liceo classico. Una divoratrice di libri
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