I NUMERI UNO

98 I numeri UNO - 2022 I turisti parlavano… straniero In casa mia tutto diventava mitico e drammatico al tempo stesso. Ne sono un esempio indimenticabile le espressioni come “L’altro giorno un uomo si è tuffato in acqua dopo aver mangiato, ha avuto un blocco intestinale e l’hanno salvato per i capelli. Non fare il bagno”, oppure “Un trattore ha messo sotto un uomo, è quasi morto”, o ancora “Urla più piano che la gente dorme”. Non sarò figlio d’arte, ma la mia famiglia era di sicuro una commedia quotidiana, un circo. Da bambino i miei giocattoli erano i treni veri sui quali mio nonno mi faceva salire in stazione, dove lui lavorava. E l’estate aveva il profumo del vento quando andavamo al mare in lambretta in tre: mia nonna dietro, mio nonno alla guida e io in piedi, davanti, con in testa un passamontagna di lana e due vecchi quotidiani sotto il pullover per ripararmi dal vento. Così bardati, andavamo in spiaggia a Cesenatico, dove c’erano i turisti, che parlavano… straniero. Adoravo le lingue che non capivo, i loro suoni, e fino ai miei diciannove anni rimarranno come il ricordo delle mie estati. A scuola si studiavano lingue cosiddette “morte”: il latino e il greco antico. Avevo poche chances di incontrare Socrate o Agrippina nelle spiagge di Cesenatico o Cattolica. A Cesena frequentai asili, scuole elementari, medie e liceo classico.

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