96 I numeri UNO - 2022 Il teatro? Per me la seconda più grande invenzione dell’umanità Sono nato in Emilia-Romagna, a Cesena, oggi provincia insieme a Forlì, nel 1957. Mia madre raccontava che pesavo quasi 5 kg alla nascita e strillavo così forte da coprire il “fischio” di un treno che transitava sotto la camera dell’ospedale in cui venivo al mondo. Mia nonna, per placarmi, mi mise subito un cucchiaino con la polpa di una mela cotta vicino alle labbra, dicendo: “Ha già fame. Mangia, Massimo, mangia”. Mio nonno intanto correva in Municipio per registrare la mia nascita: era già tardi e gli uffici stavano chiudendo, ma che ora fosse nessuno se lo ricorda. Per questo non ho mai indagato sull’oroscopo o su come fosse il mio cielo. Di certo sappiamo che era un lunedì. E mio padre, professore di Latino e Greco antico delle scuole superiori, si ricordava a memoria ogni data della storia antica: la Pace di Nicia del 421 a.C., la morte di Giulio Cesare del 44 a.C. e che il 27 di ogni mese gli arrivava lo stipendio con cui pagare, il giorno dopo, la rata mensile della sua Fiat 600 L. Ma la data del mio compleanno proprio non gli entrava in testa. Non mancava giorno però in cui non mi raccontasse delle storie della mitologia ellenica e di Omero: Ercole, Ulisse e il suo cane Argo, le Sirene, il mostro Polifemo, le Chimere, Arianna e il povero Tersite, il primo esempio di “mobbing” a noi noto. Mia madre, professoressa di economia domestica dellescuolemedie,eraunapasticcierastraordinaria. Ogni mattina le mie sorelle e io trovavamo a colazione la crema pasticciera con una scorza di limone nascosta al suo interno. Chi la trovava era fortunato e gli altri erano come il povero Tersite.
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