77 I numeri UNO - 2022 Io sono un’irrequieta di natura, anche se mi prefiggo obiettivi, li pongo abbastanza vicini da poterli vedere, ma spesso in cima ad una strada in salita. Mia madre mi ha sempre detto “Quando studiavi Il tempo di festeggiare un esame durava una cena, la colazione dopo era già focalizzata su un esame successivo, un obiettivo successivo”. Un po’ è stato così con Roma, la mia prima esperienza italiana, il mio primo lavoro. Il mio primo obiettivo era fare bene il mio lavoro e dopo un po’ mi è stata stretta l’Italia. Ho sempre amato viaggiare, ma non ne avevo mai avuto le possibilità. Il mio primo volo e il mio primo albergo erano stati pagati dall’azienda per la quale lavoravo. Prima ero sempre stata in campeggio con i miei genitori, quindi vacanze modeste. Ricordo che per me viaggiare per lavoro era un’emozione, una scoperta, un lusso di cui sono sempre stata grata, e tuttora che viaggio tantissimo mi continuo a caricare di energia. Io avrei pagato per fare il lavoro che facevo all’epoca e l’idea di poter essere trasferita all’estero, a Ginevra, al centro dell’Europa, è stato un grande sogno che si è realizzato: poter lavorare in un head quarter europeo. Volevo imparare: io sono sempre stata spinta dalla curiosità e dall’apprendimento. Per me la comfort zone, nel lavoro non è mai stata un’aspirazione. Al contrario, è sempre stata una dannazione per me l’idea di poter fare un lavoro facilmente: contenta il primo giorno, mi sentivo subito insoddisfatta il secondo. Sono quindi andata a Ginevra con l’intento di apprendere. Imparare anche il francese ed essere confrontata ad una realtà internazionale. Anni dopo, approdare in Inghilterra ha significato la possibilità di lavorare per un Paese più La comfort zone non fa per me
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=