69 I numeri UNO - 2022 mettevo sotto pressione. Apparentemente già alle elementari e all’asilo se non facevo bene un disegno o un compito stavo male fisicamente. Un malessere con il quale ho convissuto a lungo alla costante ricerca dell’eccellenza. Per tanto tempo ho cercato di liberarmene. Finché uno dei miei coach mi ha detto “Ma perché io devo aiutarla a correggere quello che secondo me è stato il motore che l’ha spinta ad andare avanti?”. Io ho scelto di fare il liceo classico proprio per amore dello studio, della scoperta, di trovare nel passato le risposte alle domande del presente. Ho sempre amato la cultura classica, studiare il greco e il latino. Per me erano proprio un passatempo: le traduzioni le vedevo come un enigma da risolvere. Alla maturità, avevo portato come materie storia e italiano per via della stretta connessione fra le due discipline. Ho sempre considerato la letteratura come un modo per leggere la società. All’esame mi chiesero: “ci parli di Leopardi” mi persi di fronte alla vastità del tema. Feci scena muta per un paio di minuti, anche se ero preparatissima. Non fu l’emozione o la tensione nervosa a lasciarmi interdetta, ma la genericità della domanda e la superficialità di ogni possibile risposta. Per dirla con il poeta non fu per nulla dolce naufragar in quel vasto mare... Però mi resi conto che la genericità mi spiazzava, a me serviva partire dal dettaglio. La scelta universitaria fu, come spesso accade, dettata dal caso. Il mio fidanzato dell’epoca studiava economia e commercio. Non era uno studente brillante, quindi io lo aiutavo molto a preparare gli esami. Fu così che mentre preparavo il mio esame di maturità iniziai ad imparare i primi concetti di bilancio, di matematica finanziaria e mi appassionai tantissimo alle dinamiche macroeconomiche, nonostante fosse veramente un mondo molto diverso rispetto a quello degli studi classici. Con grande disappunto dei miei professori di Naufragar non è dolce nel vasto mar…
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