60 I numeri UNO - 2022 Questione di mentalità La mia formazione, fatte salve le scuole dell’obbligo, e poi la mia esperienza professionale, hanno avuto come orizzonte geografico l’Austria, gli Stati Uniti e la Svizzera tedesca. L’Italia, che pur rappresenterebbe per me un approdo anelato, – anche perché a Milano vive e lavora Carlotta, la mia ragazza, e visti i miei ritmi di lavoro non abbiamo molte possibilità di trascorrere un po’ di tempo assieme – non è in grado di offrirmi delle vere opportunità professionali. In realtà Milano, città molto dinamica, dal punto di vista delle strutture e delle competenze potrebbe essere una destinazione possibile. Nei fatti, al momento non lo è perché, questa è perlomeno la mia impressione, suffragata da osservazioni e dall’esperienza di molti colleghi nel mio campo, e più in generale nel campo della medicina, c’è un abito mentale che non mi sembra favorire il ricambio generazionale e la valorizzazione dei giovani. Nei confronti dei quali non mi sembra ci sia espressione di grande fiducia. Vige ancora una forma di gerontocrazia: se non hai 40/45 anni viene considerato una figura junior, con tutto quello che ciò significa nell’espletamento delle mansioni. I giovani non hanno spazio se non all’ombra di qualche professionista più in là negli anni. Certamente ci sono eccezioni. Ho dei colleghi che dopo un periodo all’estero sono rientrati a Milano per motivi famigliari e si trovano tutto sommato bene. Ma ogni volta che parliamo di lavoro ripetono sempre “Eh, lì era un’altra cosa…”. Personalmente, e lo cito a mo’ di esempio, per spiegare questo mio scetticismo, che penso non sia solo mio, ricordo l’incontro, alla Cattolica di Milano, con un professore di patologia molto bravo e molto riconosciuto, che ho incrociato quan-
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