26 I numeri UNO - 2022 dei fenomeni su cavie per cui la sua dimensione è molto piccola. Si è sviluppata così l’idea di costruire un scanner rivelatore solo per la testa. Solitamente gli scanner che si trovano negli ospedali sono grandi, costruiti a misura d’uomo per ospitare l’intero corpo del paziente. Una tecnica analoga viene usata anche per la diagnosi di un possibile sviluppo di Alzheimer, attraverso la visualizzazione dei depositi di placche nel cervello. Pare, c’è un dibattito in corso, che ci sia una forte correlazione fra questi depositi e un possibile sviluppo, più tardi, di demenza. Ovviamente, se questa correlazione esiste e se, tra il deposito e l’insorgere della malattia, c’è un certo lasso di tempo forse è possibile agire per rimuovere questi depositi colpendo preventivamente la causa della malattia. L’Alzheimer di per sé non è curabile, perché una volta che hai perso le cellule non le recuperi più. Ecco che l’approccio deve essere quello di visualizzare per tempo questi depositi, confidando che, prima o poi, ci saranno dei medicinali in grado di toglierli e a quel punto previeni l’insorgere della malattia. Questo presume la necessità di poter fare rilevazioni su grande scala, per esempio sottoponendo ad un scan regolare tutta la popolazione di età superiore ai cinquant’anni. Il punto è che non puoi fare uno scan regolare della popolazione, perché di scanner attualmente in uso ce ne sono uno o due per ogni grande ospedale. Inoltre, nel nostro caso, interessa solo lo scan della testa e ne servirebbero parecchi. Ha preso corpo questo progetto. Anche grazie ai programmi dell’ETH a sostegno di giovani che vogliono creare uno spin-off, due ex dottorandi hanno iniziato a svilupparlo. Uno spin-off che esiste ancora e si è ormai trasformato in una ditta, di cui, pur non essendo attivo, sono co-founder. Fra poco dovrebbe essere pronto il primo modello da mettere in commercio, e attualmente, in parallelo come puro progetto di ricerca, prevediamo lo sviluppo di altri scanner simili. Uno per le stazioni intensive, dove sarebbe molte utile, perché nella zona intensiva non puoi spostare un paziente e portarlo allo scanner. L’idea è di portare il piccolo scanner al paziente. Ne stiamo costruendo uno in collaborazione con l’ospedale di Losanna e un’altra applicazione al Paul Scherrer Institut per combinarlo con la terapia contro il cancro con i protoni, tramite irradiazione. Sono queste attività, queste applicazioni di fisica fondamentale che mi danno anche molta soddisfazione.
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