166 I numeri UNO - 2022 La forza di un’identità plurale Allo stesso tempo io mi ero accorto che anche in questi anni tutto quello che facevo, metteva in evidenza l’elemento italiano, quanto la forza di questa cultura fosse presente e quanto questa fosse preziosa. È un concetto che è stato presente nel discorso che quest’anno il primo agosto sono stato inviato a tenere sul praticello del Grütli. Perché la convivenza in Svizzera di più culture, rappresenta un valore aggiunto, a patto però che ciascuno cerchi di entrare in relazione con la cultura dell’altri. E affinché ciò accada è importante conoscere la lingua degli altri. Per i nostri amici confederati ciò significa conoscere anche l’italiano. Ecco che il Festival, concepito, come detto, non solo come evento culturale ma anche come realtà economica, capace di diventare anche un luogo incontro rafforza il Canton Ticino. Per giunta in una zona di confine e in un contesto in cui vive una forte comunità di origine italiana, la cui presenza rafforza l’identità plurale del Ticino. Il Festival, come già l’ETT, pensati come strumento di crescita politica, di rafforzamento politico della Svizzera italiana. Quello di oggi è un Ticino ben diverso da quello che sognavo da bambino e da quello che ho incontrato nei primi anni da direttore dell’ETT o da delegato del Consiglio Federale negli anni Novanta. Oggi ha un’apertura sul mondo ben diversa: c’è un’Università, una SUPSI, il LAC, gli accordi con in centri di ricerca di altri cantoni e di Oltreconfine, la RSI e altri gruppi mediatici forti, la NEAT, il Ceneri. Io non so se siamo più o meno felici oggi di allora, però credo che alla fine questo
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