I NUMERI UNO

161 I numeri UNO - 2022 E poi venne il Festival Andava bene, ero contento: avevo ritrovato un mio equilibrio, anche rispetto al Ticino che restava il mio baricentro. Avevo potuto tornare all’Ente Ticinese per il Turismo, non più come direttore, ma come presidente ed essere utile al ticino. Da questo punto di vista, anche il mio coinvolgimento per la soluzione del contenzioso che vede le Officine di Bellinzona opposte alla FFS –contezioso che era arrivato ad un punto di altissima tensione, tanto che oltre allo sciopero si stava organizzando il blocco della linea del Gottardo proprio nel periodo a ridosso della Pasqua - credo possa essere considerato come un contributo alla, chiamiamola così, “Causa”, con la C maiuscola, del Ticino e della Svizzera italiana. La vita a Zurigo era intensa e interessante ma improvvisamente scoppia la crisi al Festival del film di Locarno. Una crisi finanziaria con un debito rilevante con UBS. Una crisi operativa – non c’era management – e una crisi artistica, perché il grande direttore Marco Müller era partito. Il “presidentissimo” Raimondo Rezzonico si era ritirato, e il suo subentrante Giuseppe Buffi era morto improvvisamente. Il Consiglio di Stato ticinese aveva dovuto davvero porsi la domanda “Cosa vogliamo fare ora? Vogliamo continuare o abbandonare il festival al suo destino”. Unanime, ha deciso di non mollare. Ora si trattava di trovare la persona che avrebbe dovuto dar seguito a quella decisione. Una delegazione del governo ticinese con Marina Masoni, Lele Gendotti e Luigi Pedrazzini mi ha ricevuto a Bellinzona per farmi la proposta.

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