154 I numeri UNO - 2022 Delegato del Consiglio federale Sono ancora direttore dell’ente del turismo, quando dopo l’ennesima votazione, quella di Lucerna, fallisce il progetto di realizzare un’Esposizione nazionale, CH 91, nella Svizzera primitiva, per celebrare i settecento anni della Confederazione. A quel punto, il Consiglio Federale sembra sul punto di abbandonare l’idea, ma il Consigliere federale Jean-Pascal Delamuraz dice “no, il 91 va celebrato”. Mettono in piedi una commissione, nella quale mi coinvolgono. Si elabora una proposta interessante, che scinde i tre aspetti: storico, culturale, politico. Quando si tratta di scegliere chi debba guidare la realizzazione del progetto, Jean-Pascal Delamuraz sceglie me. Io gli rispondo di no, stavo bene in Ticino. Mi ricordo ancora la telefonata nella quale mi ha chiesto a chiare lettere se fossi matto e non mi rendessi conto di cosa mi stesse offrendo. Di fronte al mio ostinato rifiuto, ha preso l’elicottero ed è venuto in Ticino, e, in buona sostanza, mi ha indotto ad accettare. Non è che le celebrazioni del Settecentesimo della Confederazione godessero di unanime consenso. Molti intellettuali manifestavano grosse perplessità. Sono in possesso dell’ultima lettera di Max Frisch. Una lettera piena di amarezze in cui scrive “Io non voglio avere niente a che fare con questo Stato, verludert (ramingo, malridotto, perduto), dice lui in tedesco. L’ultima cosa che mi unisce ancora a questo Stato è un passaporto rosso nel cassetto del quale visto la mia malattia non ho più bisogno”. Ciò nonostante mi trovai immerso in una esperienza affascinante, in cui fondamentale era l’elemento creativo. È stato un periodo incredibile. Come delegato del Consiglio federale, hai un ti-
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