149 I numeri UNO - 2022 Turismo come naturale approdo professionale Terminata la scuola ufficiali, terminata l’università, il turismo diventa quasi naturalmente il mio approdo professionale. In quel periodo, In Spagna, eravamo ancora all’epoca di Franco, Kuoni, con cui da studente avevo collaborato, aveva dei problemi a Palma e mi proposero di occuparmene. Mi trasferii a Maiorca, con una compagna di studi molto intelligente, ma molto indipendente che nel frattempo era diventata mia moglie. Divorzieremo purtroppo cinque anni dopo. A Palma nasce il nostro primo figlio, Luca. Dopo qualche tempo mi viene chiesto di occuparmi di problemi che erano sorti nelle Canarie. Ci trasferiamo lì, nasce il nostro secondo figlio Giacomo e, d’un tratto improvvisa, arriva una telefonata dal Ticino. Era il giudice, presidente del tribunale d’appello e presidente dell’Ufficio nazionale Svizzero del turismo che m’informava che si era deciso di creare l’Ente Ticinese per il Turismo (ETT) e mi propose di partecipare al concorso per assumerne la direzione. A me non sembrava possibile di poter essere utile al Canton Ticino. Che era rimasto come meta, un poco onirica, come l’ideale verso cui tendere. Il Ticino di allora era periferia. Non c’era un’autostrada, un tunnel, non c’era niente. C’era il passo del San Gottardo e una ferrovia sulla quale caricavi la macchina per cinque mesi all’anno. Un Ticino che aveva questo dannato complesso di Calimero. Che, a mio modo di vedere, gli derivava da trecento anni di sudditanza, durante i quali ha imparato a dover piegare la schiena, non ha sviluppato resistenze culturali e l’emigrazione
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