138 I numeri UNO - 2022 Stima e riconoscenza verso la Svizzera Io sono anche un cittadino svizzero. Quando sono arrivato in Svizzera nell’agosto dell’80 venivo da un’esperienza devastante. Nella zona di Firenze, dove operavo, le lotte sindacali erano all’ordine del giorno e l’avversione nei confronti delle aziende toccava livelli incomprensibili. Il messaggio era lapidario: “Non mi dire che se io ti faccio la guerra, tu mi chiudi l’azienda, non me ne frega niente. Se chiudi l’azienda, mi fai solo un favore”. Arrivando in Svizzera mi sono ritrovato in un mondo per me politicamente fatato, magico. Me ne sono talmente appassionato, razionalmente, e ho cominciato a muovermi pesantemente a colpi di referendum, di iniziative popolari condivise. L’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole è stato oggetto di una mia Iniziativa Popolare. La legge sulla trasparenza l’ho portata avanti per il Ticino con i miei amici quando c’era già a livello federale in altri cantoni. Io non sono nato in Svizzera, la stimo, le sono riconoscente e la vivo. Sono attivo sul fronte dei movimenti d’opinione. Adesso per esempio c’è una raccolta di firme per evitare che scompaia il contante dal mercato, il che personalmente considero uno schiaffo alla libertà dell’individuo. Per l’Italia, è proprio il contrario. Ci sono nato e ho una cultura italiana. Ho tantissimi amici italiani a tutti i livelli sociali. L’Italia mi manca, ma non la stimo sotto il profilo funzionale e politico, anche perché ha delle grosse crepe in tutto l’ordinamento sociale. In Italia, purtroppo, la democrazia è malata e la cosa mi fa soffrire.
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