118 I numeri UNO - 2022 Chi l’avrebbe mai detto, che da pantomimo sarei arrivato a fare un CD, e produrmi alla radio. Partito da Cesena alla volta di Bologna, per poi andare a Roma, a Berna, a Berlino, a Londra, a Madrid, a Basilea, a Marrakech, persino a Ginevra (che ha la platea più complessa che io abbia mai sperimentato): usavo l’essere straniero, strano, diverso, come un vantaggio. Ho messo la maschera della farsa a ciò che mi capitava, alla mia vita, e sono andato in scena. La mia doppia nazionalità è per me un’educazione e un gioco continui alla convivenza sociale, almeno come noi in Svizzera e Europa, intendiamo e possiamo realizzare il teatro. Che cioè persone, diverse fra loro, non conoscendosi, e pur avendo idee/religioni/corpi/preoccupazioni diverse, siedano assieme, vicine. E per di più, stando quasi al buio. Ciò nonostante, condividono emozioni e reazioni. Anche di diniego. Le storie sono collanti straordinari, ma si leggono anche da sole. Mentre in teatro le si sente, le si vede e le si prova assieme, trasformandoci così in PUBBLICO. Vorrei terminare ora come in teatro, con un inchino, anzi due. Il primo per il PUBBLICO. Il secondo, per coloro che mi hanno assegnato questo premio: grazie davvero per questo inaspettato regalo. Evviva il teatro, che per me è la seconda più grande invenzione dell’umanità. La prima? Fate voi! Sipario
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