112 I numeri UNO - 2022 Il MIMO… parlante Negli anni ’80, a Berna, la mia vita professionale era ricca di stimoli. Parallelamente alla mia attività teatrale lavoravo nel team dell’“Institut für Angewandte Linguistik” (Istituto di linguistica applicata) dell’Università di Berna. Un gruppo di docenti conduceva una ricerca sull’apprendimento e l’insegnamento del tedesco agli adulti. Venni coinvolto e potevo sbizzarrirmi inventando esercizi e improvvisazioni teatrali con la Nebensatz (frase subordinata), con le vocali e la H, croce e delizia del tedesco, e sull’uso del genitivo. Appassionante. Avevo però trovato il mio MIMO, e al primo spettacolo ne seguirono altri con regia e drammaturgia di Graziano Spinosi: Mamma Mia (1989) e FacSimile (1991), in cui iniziavo a recitare testi da me scritti. Il MIMO, parlava. Nel 1991 arrivò anche l’incontro con la TV, in Italia e in Spagna. La televisione, la mia Medusa. Affascinante, ma guai se ti inquadra troppo, abbaglia, e, parlo solo a titolo personale, ti trasforma in statua. Me ne accorsi nel 1993, quando le voltai le spalle definitivamente. Perché? Mi mancava il pubblico. Tornai in Svizzera e dopo mesi accettai una produzione tedesca di varietà: Stoccarda e Berlino. Tornavo al pubblico live. Non era semplice stare lontano da Berna, ma avevo 10 spettacoli a settimana in cui recitavo 25’ minuti, avevo quindi tanto tempo per scrivere, in camerino. Quando rientrai a Berna, portavo con me 30 minuti di testo in tedesco, con il quale debuttai col Il titolo ÄUÄ. Era il 1995. Nel 1999 i minuti erano più di 100. Il premio Kleine Kunst di Mainz mi portò dalla Svizzera in Germania e in Austria. E questo grazie alla Radio.
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