102 I numeri UNO - 2022 dentro una valigia di cartone verde, che è ancora in cantina, a Cesena, da mia sorella. Non l’ho più aperta e non ho più messo il naso rosso da clown. Ma andiamo per ordine. Era il 1975. Nella mia regione, che fu Stato Pontificio, ogni cittadina ha dozzine di chiese e quasi tutte hanno una sala cinema-teatro. I sacerdoti ben sapevano che per aggregarsi è necessaria un po’ di tentazione e anche ai miei tempi il canto, il calciobalilla, il pingpong, il teatro e poi il calcio, erano “sirene” che facevano presa su bambini e adolescenti. E noi non resistevamo a questi richiami. I miei debutti in “arte drammatica” avvennero con spettacoli recitati per parenti, compagni di scuola e curiosi nei teatri parrocchiali, d’inverno. E d’estate nei festival dei partiti politici di allora: quelli dell’Unità, dell’Avanti, dell’Edera e dell’Amicizia. Come in questa foto, una delle mie prime da attore. Allora recitavo la parte di un giovane attore della compagnia di Molière e la rappresentazione fu ripresa da una delle prime telecamere VHS. A essere sinceri, non mi piacqui molto. Mi sembrava di andare sempre così di fretta sul palcoscenico! I Cesenati ci sostenevano al punto che
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