92 I numeri UNO - 2021 Tutta colpa della ‘Bella di Cesena’ L’albero, come forma di vita, mi ha sempre affascinato. Una passione, che forse mi ha trasmesso mio nonno. La mia comprensione per la natura è segnata da un’esperienza fondamentale della mia infanzia: l’incontro con i frutteti profumati di mio nonno nell’eterna estate italiana. Quelle piantagioni erano il paradiso per me. Trattare la natura con rispetto, e sapere come seminare una piccola pianta e lasciarla crescere sana, in modo che un giorno si possano raccoglierne i frutti - proprio come ho potuto sperimentare io. Mio nonno era un costruttore di fontane di pietra e dopo il lavoro curava l’orto e i frutteti. Aveva anche dei piccioni. Una volta, mi ha dato una pesca che veniva chiamata la “bella di Cesena”. Era un pescone grande, che non producono più perché troppo delicato e poco resistente al trasporto. Le ho dato un morso e sono rimasto incredulo, perché non immaginavo che un albero potesse produrre una cosa così buona. Gialla e succosa, per me è stato come dare un morso al sole. Da lì mi sono interessato agli alberi e quest’immagine non mi ha più lasciato. I miei percorsi formativi mi hanno permesso di combinare natura e tecnica, praticamente questo è diventato il lavoro che faccio. Mio padre decorava i giardini con i vasi. Io, volevo andare oltre la decorazione e mi sono orientato maggiormente nella ricerca dell’integrazione di tutto ciò che è decorativo nello spazio che viene scelto per essere adibito a giardino
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