72 I numeri UNO - 2021 Ho iniziato nella strategia ma ci sono stata poco, perché ben presto sono passata al product development. Mi trovavo a mio agio, un campo nel quale sono cresciuta acquisendo sempre maggiori responsabilità. Swisscom era bellissima, ora dopo tanti anni non so come sia. Era bellissima, perché è un’azienda tecnologicamente molto avanzata. Ha un posizionamento di mercato unico al mondo: non credo ci sia un operatore che possa vantare il market share che ha Swisscom. Chiaro, era monopolista ma tanti altri lo erano. Anche Telecom Italia lo era. In Svizzera, è riuscita a farsi una posizione di mercato incredibile. Con una cultura del lavoro molto positiva, orientata non soltanto al profitto e con un’incredibile attenzione alla soddisfazione del cliente. Poi in Swisscom ho avuto il mio primo incarico di leadership . E ho scoperto quanto fosse complesso lavorare con le persone: capirle e gestirle. Altro che la fisica. Capire quella complessità ha fatto nascere in me l’interesse, perché come ho già detto, appena mi accorgo che qualcosa è difficile… La cosiddetta comfort zone è una cosa che mi fa diventare irrequieta. Per me è una costante chiedermi: “sto facendo il massimo nel tempo che impiego?”. Crescere, evolvere riuscendo a capire le cose è centrale per me. Quindi, appena ho compreso che capivo veramente poco delle persone e di come gestirle in modo efficace, il mio interesse è cresciuto. Ho assunto sempre maggiori responsabilità con sempre piu’ risorse umane da gestire. Nel 2011, in Swisscom, sono poi stata coinvolta in un grandissimo progetto: sviluppare la rete in fibra in tutta la Svizzera e allo stesso tempo rinnovare completamente una gran parte dei sistemi IT. Mi misero a capo del progetto. Accettai forse perché non mi ero resa conto di quanto grande fosse la sfida. Se l’avessi saputo probabilmente
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