196 I numeri UNO - 2021 Sono stati quattro anni tra i più difficili della mia vita. Da un lato, hai delle persone da gestire che hanno bisogno di motivazione, dall’altro, i clienti che comunque ti vedono come un’azienda microscopica, costretta a racimolare progetti, laddove ci sono le briciole lasciate dai giganti. Confrontato con un milione di difficoltà: finanziarie, personali, mentali, che alimentano dubbi. Ogni volta, è stata una lotta con me stesso, per convincermi che fosse la scelta giusta; che bisognava continuare a lavorare, a lottare e a imparare, con umiltà per poter strutturare meglio il business e dimostrare ai clienti che effettivamente c’era del valore che potevamo dare. Credo di aver fatto in quegli anni tante cose buone, ma forse l’errore più grande, che, potendo tornare indietro, vorrei evitare, è stato affrontare questo percorso da solo: senza un mentor e senza un coach. Un errore dettato probabilmente dal fatto di voler dimostrare prima di chiedere a qualcun altro l’aiuto per migliorare. È stato un grosso sbaglio, che mi ha fatto perdere tempo e tante notti di sonno. Avessi cercato un mentor avrei evitato errori e accelerato alcune decisioni. Superati i quattro anni di start up - siamo ormai, nel 2017, la tecnica digitale sta crescendo tanto e le aziende ne hanno sempre più bisogno - noi ci troviamo, da piccola realtà, al posto giusto, con le competenze giuste, al momento giusto. È in quel periodo che assumiamo personale. Prima dieci, poi quindici poi venti. Principalmente in Svizzera, soprattutto manager, molti dei quali ex Procter. Organizziamo un ufficio, diventiamo una realtà aziendale e mi convinco che fosse giunto Una boutique consulting company
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