178 I numeri UNO - 2021 piccolo ospedale da gestire in maniera continuativa. Abbiamo una strategia a tre/cinque anni molto ambiziosa e abbiamo tutte le possibilità e le strutture per concretizzarla. Quando parlo di missioni intendo dire che partiamo dalla Svizzera con dei team internazionali composti di chirurghi, anestesisti, infermieri di sala operatoria e non, riabilitatori della mano, ergoterapisti o fisioterapisti, un responsabile della logistica, eventualmente una persona dell’associazione che si occupa di comunicazione o di approntare il magazzino, personale tecnico e organizziamo azioni in loco che durano dai dieci ai quattordici giorni durante i quali noi, effettuato il triage dei pazienti, operiamo il maggior numero di persone. Ogni realtà ha le sue specificità: nel Burkina Faso, per esempio, operiamo meno casi ma molto complessi, in India operiamo in due sale operatorie contemporaneamente. I nostri chirurghi vengono dall’Italia, dalla Svizzera, dalla Repubblica Ceca, dall’Australia, dal Canada, dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Spagna e da altre parti ancora. Tutti delle vere e proprie eccellenze nel loro campo, che mettono volontariamente a disposizione il loro tempo e le loro competenze. La grande solidarietà dei donatori e l’enorme disponibilità degli operatori e dei chirurghi ci induce a guardare al futuro con ottimismo. Attorno alla fondazione, privi del benché minimo vincolo, gravitano tante persone, competenze, spirito di servizio, attenzioni, manifestazioni di altruismo, che costituiscono una costante iniezione di energia positiva. Credo che siamo arrivati al punto in cui, se un domani non ci fossi più - per qualsiasi ragione - l’associazione andrebbe avanti benissimo. Pensare ad una continuità e anzi pensare che chi verrà dopo magari la potrà portare ad altro livello ancora più performante, più alto, è una gran bella sensazione. Sapere che non finirà tutto ma che anzi si svilupperà di più e meglio è per me motivo di grande soddisfazione.
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