I NUMERI UNO

177 I numeri UNO - 2021 avere un comportamento sempre rispettoso del paziente e della realtà dove vive, sempre cercando di capire le situazioni e mai imponendo il nostro modo di pensare o di agire. Credo che accanto ai risultati, sia anche per queste ragioni che il GICAM che è ritenuto credibile. Le persone che si avvicinano a noi capiscono che possono fidarsi perché i criteri per valutare il nostro lavoro sono visibili a tutti, trasparenti. La chirurgia della mano non è una chirurgia nascosta. I risultati sono evidenti: prima la mano non funzionava e adesso sì, prima era storta e poi è dritta, prima le dita non si piegavano perché magari atrofizzate dentro una ferita e adesso sono aperte e hanno riacquistato mobilità. Chi ci sostiene può seguire il percorso e la finalità della propria donazione. Questo vale per tutti i nostri donatori: dal più grande al più piccolo. È importante valorizzare anche i cento franchi, che possono essere spesi per acquistare una particolare pinza o uno strumento chirurgico sul quale è semplice mettere il nome e cognome del donatore, il quale, tramite una fotografia o un piccolo videoclip, ha la possibilità di vedere che i suoi soldi sono utilizzati tutti per l’acquisto di quello strumento che quel chirurgo, che ha quel nome e cognome, sta usando in Burkina Faso o in India. È un modo per farli sentire partecipi, ed è una cosa che viene apprezzata tantissimo. Possono sembrare dettagli, ma ci hanno accompagnato sin dall’inizio, e credo che ci abbiano consentito di acquisire quella credibilità che per noi è fondamentale, al pari della cura ad un’amministrazione chiara, trasparente e inappuntabile. È questo modo di gestire che ci ha consentito di incontrare, anche in Svizzera, quel grande cuore e quelle dimostrazioni di generosità, che avevamo riscontato anche quando avevamo la sede in Italia. Senza questa solidarietà non avremmo potuto reggere. In Svizzera, abbiamo trovato uno sostegno che ci ha permesso di crescere tantissimo: oggi abbiamo le risorse per poter effettuare una dozzina di missioni all’anno. Abbiamo un progetto di reintervenire anche strutturalmente nell’ospedale in India, per costruire un blocco operatorio e forse anche lì un

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