I NUMERI UNO

173 I numeri UNO - 2021 Il GICAM C’è un altro grande amore - non posso far altro che definirlo così - nella mia vita professionale. Il GICAM. È la cosa che mi fa stare meglio in assoluto, di più persino della pratica dello sport per il quale ho una dipendenza fisica e mentale. La cosa che mi fa stare in pace con me stesso e con il mondo. L’abbiamo fondato ventitré anni fa e quando siamo venuti in Svizzera, lo abbiamo trapiantato qua, adesso ha sede a Lugano. L’acronimo sta per Groupe International Chirurgiens Amis de la Main. Da quando siamo arrivati in Svizzera, quella che oggi è una associazione, ha avuto un’esplosione, aggregando attorno ai suoi progetti un sacco di persone. È un retaggio delle molte esperienze che ho vissuto in Africa dai diciotto ai ventisei anni, prima come semplice volontario e poi come studente di medicina. Sono rimaste nella memoria fin tanto che ci siamo ristabiliti in Italia. Sono riemerse e le ho recuperate, creando una possibilità di svolgere il nostro lavoro anche al di fuori degli schermi classici dell’ospedale e della clinica, portando il nostro contributo anche là dove è molto più necessario, concretizzando un’azione di volontariato al servizio di chi ne ha più bisogno. Fin da subito il progetto ha convinto tanti colleghi e studenti che ho incrociato nel corso degli anni. Abbiamo lavorato sempre molto bene, soprattutto in alcuni paesi. Uno in particolare: la Sierra Leone, dove la guerra civile, scoppiata per il controllo delle miniere di diamanti presenti nel nord del paese, ha avuto effetti terrificanti tra la popolazione. Vittime sono stati proprio i bambini - le cronache parlano di sessantamila nei primi tre mesi del ’99 - ai quali la guerriglia ha intenzionalmente amputato mani, piedi, orecchie, nasi al solo scopo di creare una situazione insopportabile per il Paese, anche dal punto di vista emotivo. In quel periodo, abbiamo potuto contare sul sostegno finanziario del governo

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